Portare i decisori a teatro (il progetto I Vulnerabili di Zelda Teatro)
L'intervento al convegno "Le politiche culturali nei territori. Interventi diretti e indiretti per lo spettacolo dal vivo" (Venezia, 2 maggio 2022)
Qui di seguito, l’intervento di Federica Bittante (Zelda Teatro) all’incontro “Le politiche culturali nei territori. Interventi diretti e indiretti per lo spettacolo dal vivo” (Università di Venezia Cà Foscari, Venezia, 2 maggio 2022).
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Abbiamo deciso di portarvi una delle esperienze più significative della nostra compagnia, che corrisponde alla tematica di questo convegno: la nostra produzione teatrale dedicata all’educazione stradale I Vulnerabili, scritta e interpretata dal nostro direttore artistico Filippo Tognazzo in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Padova, dall’Istituto Superiore di Sanità e dai portali web Sicurauto e Sicurmoto.
Inizialmente, quando l’associazione Familiari e vittime della strada Per non dimenticare ci ha chiesto di fare uno spettacolo per i ragazzi, abbiamo rifiutato. Abbiamo capito che volevano condividere con la platea le loro storie di dolore. Se l’obiettivo era creare consapevolezza nei ragazzi, non avrebbe funzionato perché – cito De Andrè – “per tutti il dolore degli altri è dolore a metà”.
Conquistandoci la fiducia del nostro interlocutore, abbiamo invece lavorato per creare uno spettacolo per i ragazzi, per il pubblico, che fosse dinamico, coinvolgente, divertente e rigoroso. Uno spettacolo nel quale dovevano salire sul palco per rendere evidente che siamo a teatro e non davanti a uno schermo. Uno spettacolo diretto e sincero, barbaro.
Mentre I Vulnerabili è rivolto ai ragazzi degli istituti secondari, da qualche anno è stato prodotto un nuovo spettacolo dedicato alla fascia della primaria. Il nostro pubblico è quindi formato da bambini e ragazzi, con età che varia dai 6 ai 19 anni.
Le produzioni circuitano prevalentemente a livello scolastico nell’ambito di progetti rivolti all’educazione civica e alla sicurezza e che fanno prevalentemente capo a risorse diverse da quelle culturali. I nostri interlocutori sono i più disparati, perché ampio è l’interesse sull’argomento: sono associazioni, assessorati alla scuola, al sociale o alla sicurezza (di vario tipo e genere in base a come sono strutturati le singole amministrazioni territoriali), ULSS, uffici scolastici territoriali con autonomia di spesa, città metropolitane, comuni, enti di polizia locale.
Ma anche semplicemente quei soggetti che lavorano nei territori e hanno a cuore portare ai ragazzi delle riflessioni profonde, stimolate dall’emozione dello spettacolo e che dopo aver visto lo spettacolo hanno deciso di offrire questa opportunità alla propria comunità.
Dal punto di vista promozionale, non ha la ricetta magica che ha portato questo progetto, come altri simili, ad avere successo. Certo sicuramente aiuta e contribuisce alla riuscita un buon video promozionale, una presentazione chiara, sincera, numeri, questionari, referenze e testimonianze.
È inoltre molto interessante per noi tenere monitorati bandi e finanziamenti per renderci un partner proattivo, individuando anche sinergie tra enti, e sapendo rispondere anche dal punto di vista amministrativo.
Negli anni per noi però è stato sicuramente decisivo portare i decisori a teatro, consentendo loro di vivere la potenza della modalità che portiamo nelle scuole e vedere in prima persona la reazione dei ragazzi.
Non si possono infatti raccontare le risate, le risposte del pubblico ogni replica sempre diverse e imprevedibili, il modo dei ragazzi di stare sul palco e far diventare protagonista la platea.
Vi porto una riflessione di Filippo Tognazzo, perché Zelda è nata da questo lavoro, nata dal lavoro di Filippo che negli anni ci ha dato la possibilità di lavorare con continuità e fare della nostra passione un lavoro, e il pensiero va a ieri, primo maggio, festa dei lavoratori:
Cosa serve affinché avvenga teatro?
Serve una condivisione consapevole fra artista e spettatore, regolata da una convenzione.
Il teatro perciò non sta nel luogo, ma sta nella relazione.
Uno degli errori più comuni è pensare che esista un mercato ufficiale del teatro e una sorta di “spaccio” teatrale o diffusione clandestina nella quale ci troviamo a spiegare perché facciamo teatro. Perché fate teatro con le aziende, con le USLL, con i centri di ricerca scientifica? È una domanda che mi sorprende molto, alla quale faccio fatica a dare una risposta complessa. Perché vogliono condividere emozioni e contenuti in modo efficace e il teatro è un mezzo estremamente efficace per questo? Perché ce lo chiedono. Mi domando invece: ancora c’è qualcuno che continua a concepire il teatro come qualcosa di elitario legato più allo spazio che alla relazione?
Qualche operatore ha detto che “il vostro non è teatro”. Non so allora che cosa sia, so solo che gli studenti vengono, si emozionano, ridono, si commuovono, restano appesi allo stesso silenzio. So che sul palco va un personaggio che non sono io, anche se ha il mio nome e il mio corpo e con me ci sono tecnici, danzatori e un’equipe che mi segue. So che ho lavorato con almeno 15 consulenti diversi e che ho replicato lo spettacolo 700 volte incontrando 160.000 studenti. E tutto questo quasi sempre fuori dalla programmazione ufficiale. Scusate, ma a volte mi viene il dubbio che il problema non sia il mio, ma che qualcun altro non riesca veramente a cogliere la potenza di quello che, tramite il teatro, si può fare.
Vi ho letto queste parole perché I Vulnerabili ci ha permesso di riflettere in modo molto approfondito sul perché facciamo teatro in Zelda? E la risposta che ci siamo dati univocamente è questa: non sicuramente per soldi, avremo scelto altre strade per i nostri talenti, Facciamo teatro perché pensiamo di poter contribuire nel nostro piccolo, con le nostre piccole azioni quotidiane, a migliorare la nostra piccola minuscola porzione di mondo.
Il video della giornata del 2 maggio 2022
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