Le recensioni di “ateatro”: Questa sera si recita a soggetto di Luigi Pirandello

Regia di Massimo Castri. Produzione Teatro Biondo Stabile di Palermo - Teatro di Roma

Pubblicato il 15/12/2003 / di / ateatro n. 061

Nella sua lunga carriera di regista, Massimo Castri aveva affrontato il Pirandello borghese, per smascherarne i taciti presupposti ideologici e psicologici, con letture di illuminante acume critico. Con Questa sera si recita a soggetti il regista toscano affronta per la prima volta il Pirandello «penultimo», quello della rivelazione del teatro nel teatro, ma con il testo che – concludendo dopo i Sei personaggi e Ciascuno a suo modo la sua trilogia metateatrale – questa scoperta l’ha ormai metabolizzata e ora la esplora in tutte le sue possibilità.
Il testo ruota intorno a Hinkfuss (che ha la bonarietà con retrogusto feroce di Vittorio Franceschi), ovvero il direttore di scena – la figura che in quei decenni si sta affermando nel teatro europeo – che vuole scalzare l’autore e dunque chiede ai suoi attori di abbandonare la rigida fedeltà al testo per improvvisare, per restituire loro la propria autonoma creatività. Ci sono poi gli attori che si ribellano al regista, prima perché si rifiutano di perdere le certezze offerte dal testo e poi perché, una volta superato il disorientamento, vogliono godere appieno di questa nuova libertà, oltre che rispettare la parte in cui devono immedesimarsi. Lo spettacolo avrebbe un autore, ovvero lo stesso Luigi Pirandello, al quale Hinkfuss ha rubato la traccia di un racconto, una vicenda di gelosia e di morte, per adattarlo alle proprie esigenze. Anche se poi questo autore programmaticamente tradito dal regista e dagli attori in realtà ha paradossalmente scritto tutto quello che accade sulla scena e sui suoi contorni, fino all’ultima virgola, eliminando dunque ogni reale possibilità di improvvisazione. Di più, per farlo Questa sera si recita a soggetto esplora una gamma quasi enciclopedica di forme teatrali, dal melodramma (Il Trovatore che torna come un leit motiva punteggiare la trama) al cabaret, dalla recita casalinga alla narrazione, dal son et lumière scenografico al naturalismo. E sperimenta una serie altrettanto nutrita di meccanismi metateatrali, attraverso continui slittamenti tra realtà e finzione, con battibecchi tra (finti) spettatori e regista, tra regista e attori, tra attore e personaggio…
Nella bella scena di Maurizio Balò, Castri segue tutti questi passaggi con intelligente e rigorosa attenzione e con la ricchezza di mezzi offerta dalla co-produzione tra il palermitano Teatro Biondo e il Teatro di Roma. Si avverte un piacere affettuosamente ironico, nei mille giochi di teatro nel teatro resi con puntigliosa fedeltà (e un’attenzione agli espressionistici anni Venti in cui fu scritto il testo). E tuttavia risultano lontani e freddi come esercizi anatomici. La nota di fondo, nella prima parte, è una malinconia disincantata e quasi rocciosa, che contagia gli interpreti: la generalessa Ignazia (una Valeria Moriconi divertita e divertente), il suo lagnoso marito Sampognetta (Alarico Salaroli), il geloso Nico Verri (Sergio Romano), e soprattutto l’impressionante Mommina di Manuela Mandracchia, che trasforma via via la propria malinconia in autentica disperazione, in un assolo di rigorosa incisività, mentre lo spettacolo si fa via via più livido e spoglio.
Al termine di questa attenta ricostruzione, Castri tradisce radicalmente il testo, stravolgendo il finale. Mommina, al termine del proprio racconto, non muore ma trascina i due figlioletti giù dal palcoscenico, attraverso la platea, fuori dal teatro. E subito dopo il ritorno finale di Hinkfuss (che nel testo di Pirandello, dopo essere stato cacciato, torna a ribadire le ragioni dell’arte) viene sostituito da un gesto interpretativo e critico di forte impatto: il sipario si apre all’improvviso sul gran finale di uno spettacolo d’opera. Una conclusione «aperta», di illuminante inventiva, in cui Castri-Hinkfuss accetta la provocazione pirandelliana e si assume le proprie responsabilità registiche: se il vecchio teatro non funziona più, le vie d’uscita possono essere la dissoluzione nella realtà, l’identificazione assoluta tra interprete e personaggio; o, in alternativa, la più convenzionale e stereotipata delle forme della rappresentazione.

Questa sera si recita a soggetto di Luigi Pirandello
Regia di Massimo Castri
Scene e costumi di Maurizio Balò
Produzione Teatro Biondo Stabile di Palermo – Teatro di Roma
Milano, Teatro Strehler

Oliviero_Ponte_di_Pino

2003-12-15T00:00:00




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