Il valore d’uso del teatro

L'editoriale di ateatro 58

Pubblicato il 04/10/2004 / di / ateatro n. 058

Quello tra il teatro e la realtà è un corpo a corpo costante, continuo. Da un lato come tutte le arti il teatro ruba suggestioni e frammenti dal mondo reale, e al tempo stesso influisce sul modo in cui leggiamo il mondo che ci circonda e può modificare i nostri comportamenti – anche se in maniere a volte misteriose e imprevedibili.
A tratti questo corpo a corpo con la realtà diventa ancora più serrato: quando il teatro decide di confrontarsi con i conflitti che attraversano la società, e quando la pratica teatrale si insedia là dove ci sono disagio e marginalità, conflitti e – là dove fare teatro significa dare un linguaggio al corpo, consapevolezza di sé e parola a chi non ce l’ha.
E’ su queste basi che il teatro può trovare, oggi, la sua valenza politica. E non a caso è su questo terreno che si stanno muovendo numerose iniziative, sia a livello di spettacoli sia a livello di studio e approfondimento.
Così in questo ateatro58 si parla molto dell’ultimo spettacolo del Théâtre du Soleil di Ariane Mnouchkine, Le dernier caravasserrail, un grandioso reportage teatrale sul mondo dei profughi e degli esuli affidato a una compagnia di profughi ed esuli: ma i saggi su questo lavoro sono solo una ulteriore tappa di un percorso che è passato per il Teatro multietnico delle Albe e per Gli Eraclidi secondo Peter Sellars (e non a caso il programma della sua Biennale è centrato proprio su questo tema, spaziando dalla Cambogia alle isole del Pacifico). Non a caso sullo stesso tema dell’emigrazione e dell’esilio stanno lavorando due work in progress visti nelle scorse settimane a Castiglioncello: il nuovo lavoro di César Brie (per ora ancora in fase di assestamento) e Il custode delle partenze. Pagine di diario per attore solo, il lavoro di Renata Molinari e Massimiliano Speziani tratto da personaggi, storie e parole della Trilogia della città di K. di Agota Kristof.
Accanto agli spettacoli, si moltiplicano le iniziative di approfondimento e di studio: vedi quelle legate al Festival TIS (Teatro di Interazioni Sociali), convocato in Emilia da Claudio Meldolesi e Franca Silvestri (il programma e il documento programmatico nel forum dei festival); o la nuova tornata dei Teatri delle Diversità a Cartoceto (vedi il programma nel forum delle Segnalazioni).
Certo il teatro uscendo dai propri confini, cercando di contaminarsi, può trovare nuove necessità e nuove energie, e sperimentare diverse modalità creative e produttive e di rapporto con il pubblico. Al tempo stesso, rischia di mettersi al servizio di qualcos’altro, di perdere la propria specificità, di retrocedere nella scala delle priorità, lasciando la profondità e il respiro del lavoro in secondo piano rispetto al «messaggio». Privilegiando insomma le buone intenzioni e la sincerità rispetto alla qualità e alla novità. Non a caso su queste problematiche tende spesso ad accendersi la discussione sul teatro, sul suo valore e sul suo valore d’uso.
Ecco, di questo, anche di questo sta provando a parlare, in questi mesi ateatro.

Redazione_ateatro

2004-10-04T00:00:00




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