Transmediale .05 Back To Basics?

Newsletter da Berlino

Pubblicato il 28/02/2005 / di / ateatro n. 082

Le questioni principali, affrontate nell’edizione di Transmediale.05 e inerenti alla cultura contemporanea, riguardano essenzialmente la biotecnologia, la politica, e la Media Art, ossia l’arte digitale legata ai media.
Tra le conferenze più rilevanti vale la pena ricordare “BASICS of Media Art”, moderata da Mercedes Bunz, con Gunalan Nadarajan, Sally Jane Norman, Christiane Paul. Indubbiamente la Media Art è stata a lungo definita tale in relazione all’utilizzo nelle opere d’arte di alcune nuove tecnologie apparse in rapida successione dagli anni Novanta in poi e che hanno offerto al pubblico la possibilità dell’interazione con le opere stesse, oltre che un inedito punto di vista nel campo della comunicazione. Attualmente tali nuove tecnologie sono divenute per la maggior parte “pervasive” e inserite nei circuiti artistici mainstream, e anche l’arte digitale, che non può più essere descritta solo sulla base appunto dell’utilizzo delle nuove tecnologie, è giunta a riflettere e a influenzare i processi sociali e i significati culturali. Pertanto, la ormai superata opposizione tra arte tradizionale e arte digitale si è risolta nel dialogo e nel ritrovamento di eredità e obiettivi comuni. Difatti, nell’appena trascorsa edizione di Transmediale.05, attraverso un approccio interdisciplinare nella ricerca estetica, il dibattito sull’arte digitale ha trovato un orizzonte più ampio e un inedito e concreto sbocco creativo nell’abolizione delle classiche categorie in cui si divideva la competizione per i premi (ossia Image, Interaction, Software).

+ BASEMENTThe workspace at Transmediale.05 +
Al piano terra della Haus Der Kulturen Der Welt si svolge la terza edizione del “Workspace”, uno spazio espositivo a metà tra la mostra e il laboratorio aperto al pubblico, in cui i partecipanti sviluppano workshop e fanno presentazioni del loro metodo di lavoro. Il tema rappresentato è quello dei “Basic Needs”, ossia bisogni primari dell’esistenza: abitazione, salute, cibo, sicurezza, trasporti e comunicazione. Di quanta tecnologia abbiamo bisogno per soddisfare i nostri bisogni principali?

# Per la sezione Shelter citiamo Prisoners’ Invenctions di Temporary Sevices & Angelo (us). Nel 2001 Temporary Services (Brett Bloom, Marc Fischer e Salem Collo-Julin) ha chiesto a Angelo, un artista in carcere, di descrivere e illustrare alcuni oggetti inventati dai carcerati. Ne sono venute fuori più di 100 pagine tra disegni e testo e 78 differenti invenzioni. Pubblicato come libro nel 2003, offre un punto di vista essenziale per comprendere la necessità da parte dei carcerati di personalizzare lo spazio in cui sono reclusi e ricreare le condizioni di vita tipiche della vita in libertà. Disegni e descrizione delle invenzioni a cura di Angelo, testi della brochure e riproduzione delle invenzioni a cura di Temporary Services.
Informazioni sul libro Prisoners’ Invenctions by Angelo (ISBN 0-945323-02-6) sono reperibili attraverso l’e-mail aeelms@aol.com

# paraSITE di Michael Rakovitz (us).

Progetto concepito fin dal 1998 consta di un ricovero di plastica semi-trasparente per senzatetto, che può essere climatizzato attaccandolo ai condotti di ventilazione degli edifici. Trasportabile a mano o tipo zaino sulle spalle, può essere anche un simbolo del dissenso sociale.

# Per la sezione knowledge si segnala Corporate Fallout Detector di James Pattern (us).

Partendo dal presupposto che il consumo rappresenta una parte fondamentale della nostra esistenza, James Pattern ha concepito una macchina che, sulla scorta della scansione dei codici a barre di alcuni prodotti inseriti in un database e giudicati in base alla condotta etica nella produzione, ci fornisce dei parametri secondo i quali possiamo decidere di consumare consapevolmente e criticamente.

+ EXHIBITION + # Gravicelles – Gravity and Resistance di Mikami e Ichikawa.


 

Al centro dello spazio espositivo c’è un pavimento di 6×6 metri, composto da 225 griglie dotati di sensori. Nel momento in cui un visitatore staziona o si muove sul pavimento, a seconda della variazione della posizione, dello spostamento del peso e della velocità è continuamente e automaticamente misurato, analizzato e rappresentato attraverso il suono, dei LED luminosi e immagini geometriche. Inoltre, la posizione nello spazio espositivo è misurata da un sistema GPS, che mette in relazione l’installazione con la forza di gravità.

# Untitled 5 di Camille Utterbach. Parte della serie “External Measures”, iniziata nel 2001, Untitled 5 è la quinta installazione interattiva di C. Utterbach. L’obiettivo di quest’opera è di ricreare un sistema di pittura e disegno che risponda con fluidità alla presenza fisica nello spazio espositivo; pertanto, la permanenza, la posizione e la variazione delle forme proiettate sullo schermo dipendono esclusivamente dalla presenza e dal movimento dei visitatori.

# 88 from 14.000 di Alice Miceli. La video-installazione mostra ritratti fotografici in bianco e nero delle vittime del regime di Pol Pot, riprese al momento della reclusione nei campi di prigionia. Le foto sono proiettate su uno schermo abbastanza insolito, costituito da sabbia che scorre. Il tempo di proiezione sulla sabbia che cade corrisponde al tempo trascorso tra l’arresto del prigioniero e la sua esecuzione.

# Pongemechanich. Riproduzione meccanica dell’originale video game Pong, opera che attua un percorso inverso rispetto agli odierni produttori di giochi digitali volti a ricreare delle ambientazioni virtuali più realistiche possibili. In questo caso gli strumenti interni di funzionamento sono esposti e mostrati al pubblico.

<>+ PERFORMANCE +

# Fluux:/Terminal di skoltz_kolgen. Definita dallo stesso autore “Diptyque Rétinal”, la performance cerca di stabilire un punto di contatto tra suono e immagine.

Eleonora eo_call@ecn.org
Editor — [aHa]
http://www.xs4all.nl/~hanb/documents/quotingguide.html
http://www.flickr.com/photos/eo/

Eleonora_Calvelli

2005-02-28T00:00:00




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