Il racconto della musica

Ancora su Busker's Opera di Robert Lepage

Pubblicato il 12/05/2005 / di / ateatro n. 083

Torniamo a parlare dello straordinario Busker’s Opera di Robert Lepage, un regista (e uno spettacolo) cui abbiamo già dedicato molto spazio (come vedete dai link riportati qui sotto).

80.18 Libri & altro: la prima monografia italiana su Robert Lepage
Anna Maria Monteverdi, Il teatro di Robert Lepage, pref. di O. Ponte di Pino, Pisa, BFS, 2004, pp. 159, €15.00
di Fernando Mastropasqua

78.8 Peter & Robert, rock e teatro in tour
Il teatro di Robert Lepage nei concerti di Peter Gabriel
di Andrea Lanini

75.15 Una tecnica del destino
Prefazione a Anna Maria Monteverdi, Il teatro di Robert Lepage, Edizioni Biblioteca Franco Serantini, Pisa, 2004
di Oliviero Ponte di Pino

75.14 Dal teatro alla rete al libro
Il teatro di Robert Lepage: un percorso di ricerca
di Anna Maria Monteverdi

57.60 Robert Lepage porta in Europa il nuovo allestimento della Trilogie des dragons
La recensione della prima edizione dello spettacolo (1991)
di Oliviero Ponte di Pino

46.8 attore-specchio-macchina
Robert Lepage regista e interprete
di Anna Maria Monteverdi

20.4 A proposito di Hamlet: Wilson e Lepage
Il saggio di Andy Lavender Hamlet in pieces
di Anna Maria Monteverdi

6.6 La scena trasformista di Lepage
La face cachée de la lune
di Anna Maria Monteverdi

Abbiamo chiesto un parere sullo spettacolo a Giangilberto Monti, cantautore, drammaturgo, scrittore, che in questi anni in Italia sta esplorando forme inedite di teatro musicale (o meglio, come capirete, di rapporto tra teatro e musica).

Ciò che più colpisce nell’allestimento del canadese Robert Lepage ispirato alla Beggar’s Opera di John Gay (Londra 1728) da cui Brecht e Weill prenderanno poi spunto per la loro versione (Die Dreigroschenoper, Berlino 1928) non è solo la varietà degli stili musicali utilizzati dagli attori-performers – l’intera gamma della “popular music” (rock, blues, country, ska, reggae, disco e rap) e della world music, fino alle contaminazioni tra jazz, elettronica e musica classica – o lo straordinario eclettismo dei suoi interpreti, ma la capacità di raccontare la storia del bandito tutt’altro che gentiluomo Mackie Messer con la successione pura e semplice delle canzoni.
Un modello seguito da pochissimi in Europa continentale e da nessuno in Italia, dopo la scomparsa dell’opera lirica; una sorta di musical perfetto che Andrew Lloyd Webber rincorre da tempo, ispirandosi pesantemente e non a caso alle arie operistiche più note, costruendo drammoni popolari e successi multimediali. Ed è abbastanza naturale che questo lavoro di assoluta modernità provenga dal Canada, un melting pot di cultura europea e”invasioni barbariche” nordamericane.
L’originalità di Lepage è quello di forzarne il lato ironico sfruttando proprio l’espressività musicale: le liriche sono a volte deliberatamente banali, le esecuzioni vocali sono scopiazzate dai maledetti della pop music (da Sid Vicious a Kurt Cobain), dalle popstar anglosassoni (Elton John e Celine Dion) o dai grandi crooner scomparsi (Dean Martin e Frank Sinatra), e la messinscena si ispira alla tecnologia videomusicale, cosicché l’effetto finale è una gigantesca parodia dell’industria musicale e della cultura pop televisiva, che nulla toglie alla drammaticità del racconto e alla denuncia di una società dominata da una corruzione globalizzata, ma spesso l’accentua.
Dopo la visione di questa messinscena nella nostra provinciale Milano (e va dato atto al Piccolo della bontà della proposta) spero si smetta di voler cercare a tutti i costi una differenza tra teatro, canzone, musica-teatro o teatro-musicato e si accetti che nel terzo millennio una storia possa essere raccontata in molti modi possibili, senza doverla ingabbiare in vuote categorie.

Giangilberto_Monti

2005-05-12T00:00:00




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