Mario Martone allo Stabile di Torino: la conferenza stampa di presentazione
Oltre la banalità del teatro?
È andata.
Un due tre si parte.
Si riparte.
Si riparte dal teatro, dallarte, dalla poesia.
Dalla banalità del teatro.
Conferenza Stampa del 21 dicembre 2007. Direttore del Teatro Stabile di Torino: Mario Martone.
Un artista.
Si respira un po di sollievo, ma prima ancora un po di sofferenza. Mica il passaggio può essere così indolore. É o non è in fondo Torino città calvinista? Prima di passare al sollievo bisogna ricordare ancora un attimo da dove si arriva.
Freddo della sala in restauro.
Freddo nelle ossa e un po anche nel cuore di chi cera e chi non cera.
Solo pochi eletti. Laddove il teatro – nella sua immortale longevità trasversale – rivendica la democrazia di poter essere di tutti. E chi cera si guardava intorno
solo 70 posti destinati ai soliti, quelli che avevano diritto di essere lì ma un po di nostalgia per chi mancava
Il teatro torna ad essere Teatro a Torino. Dopo anni di sacrifici inutili, di allontanamenti e accentramenti a favore di ciò che conta. Che conta perchè visibile. A prescindere. A prescindere dal senso profondo di tale visibilità, ma comunque visibile. Sono stati anni di una sorta di pulizia etnica, via tutto ciò che è piccolo, laborioso, laboratoriale per far spazio al GRANDE. Il grande erano le olimpiadi. Bene le abbiamo fatte, sono state grandi, chi lo nega. Ne avevamo bisogno. Chi lo nega. Ma era necessario spazzare via tutto ciò che sporcava per poter grandeggiare indisturbati?
Bho? Non credo. Il teatro a Torino negli ultimi anni era solo più Lo Stabile si andava nella miriade di sale dello Stabile, le compagnie potevano solo rivolgersi allo Stabile
É stata unepurazione graduale e sistematica, come quando si insediano le dittature, i segni ci sono tutti ma allinizio si è attoniti, si pensa di aver capito male di essere paranoici
solo quando è troppo tardi si ha il coraggio di ammettere quello che è evidenza agli occhi dei più.
E adesso?
Adesso da un po, finita lebrezza olimpica ci si è guardati intorno spaesati, come reduci di una sbronza collettiva, sparecchiata la tavola delle feste ci si è accorti che mancava qualcosa alla completezza. Si è sacrificata larte che è sporca per definizione, incompleta per definizione, in costruzione per definizione
e ci manca.
Così si è corsi ai ripari. Prima un teatro a Vacis poi
poi
Infine Martone che chiede chi sono gli artisti a Torino. Che chiede quali sono i profeti che sono scappati dalla patria
Che vuole ricreare quellhumus che ha fatto di Torino il laboratorio per eccellenza. Che vuole ricostruire. Per questo la metafora del cantiere Carignano?
Forse si!
Forse anche avergli fatto guardare in faccia la nomenklatura dei presenti sarà servito a fargli chiedere: ma chi mancava?
Noi speriamo che il teatro a Torino torni ad essere democratico, guardiamo a Martone come un Garibaldi allincontrario, che sia venuto a Torino a renderla parte dItalia perché il Teatro a Torino può tornare ad essere vivo solo se ha lorgoglio di essere anche torinese. Non uno che vuole che Torino diventi Roma come il suo predecessore, ma che sia orgoglioso della Torino che è stata culla del meglio, anche se lha fatto sempre con una certa, tipica discrezione… E che la valorizzi per quello che è.
Tutti hanno notato la presenza in sala di Le Moli, ma noi ce ne freghiamo. É un ennesimo segno di grandezza autodichiarata: ansia di dichiararsi grande di chi grande non è.
Torino torna ad una lungimirante progettualità.
Martone rappresenta questo. Progetti veri, reali, con forte radicamento. Progetti che vogliono valorizzare il patrimonio torinese e piemontese. Cera aria frizzante in sala, ma anche un po mesta e non solo per il freddo. Sù torniamo tutti a lavorare.
Ristrutturiamolo in fretta questo teatro, ma davvero, che faccia di nuovo un po di calduccio in sala.
Hugo_Morra
2007-12-29T00:00:00
Tag: Mario Martone (13), StabilediTorinoTeatro (5), Torino (35)
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