Risposte da costruire insieme

La politica per la cultura a Milano di Giuliano Pisapia

Pubblicato il 03/11/2010 / di / ateatro n. 131

Una premessa, come si diceva una volta, di “metodo”: queste elezioni primarie sono finalmente “contendibili” e soprattutto propongono candidati con identità culturali e valoriali molto forti e riconoscibili. Inoltre, particolare non trascurabile, presentano candidati che sono anche molto competitivi per le elezioni vere e proprie. Da ciò consegue che evidentemente il confronto è proprio tra i progetti complessivi dei candidati, e le loro biografie politiche, più che nello specifico dei singoli programmi. Il vero programma, articolato nelle varie aree e con le proposte più concrete e dettagliate, arriverà nel momento delle elezioni amministrative, anche a seguito del necessario confronto e del lavoro comune con gli altri candidati che vorranno sostenere comunque il vincitore e tutte le forze politiche della coalizione.
Ma due parole sulle questioni da voi poste mi sento di scriverle, essendomi confrontato con Pisapia su questi temi in alcuni momenti di questa campagna:

1) Equilibrio tra grandi istituzioni e territorio
Pisapia mette al centro della propria visione la valorizzazione delle grandi istituzioni di Milano in una funzione duplice: quella di “servizio pubblico” per proporre alla cittadinanza un’offerta ricca e articolata di cultura (e di formazione culturale e artistica), e quella di “rappresentazione” della eccellenza culturale della città sulla scena internazionale, in termini di produzione artistica e spettacolare. Ma questo può avvenire solo si tesse una nuova tela di rapporti tra le istituzioni e le vivaci realtà indipendenti che animano la proposta culturale di Milano, per esempio attraverso il sistema delle residenze multidisciplinari (sono tanti i modelli europei da studiare): non solo per produrre intrecci dei pubblici di riferimento e attirare l’attenzione internazionale sul fermento della scena milanese, ma per realizzare nuove virtuose economie dei costi di gestione liberando così le risorse per la produzione artistica e la promozione. Ma la questione del territorio è irrinunciabile per Pisapia, nella convinzione che il miglior presidio di legalità sia costituito da luoghi aperti alla sera che promuovono occasioni di incontro e di dialogo tra cittadini delle più svariate provenienze geografiche, anagrafiche, sociali. Tenere insieme queste due linee di sviluppo culturale è una delle sfide che sta al centro del suo progetto di città, anche in altri campi che non siano quello puramente culturale.

2) Il rapporto pubblico-privato-indipendente
La visione che Pisapia ha della città propone un taglio drastico e netto con tutte le forme di opacità nei rapporti pubblico/privato e soprattutto dei conflitti di interesse così generati. Quindi: da una parte il pieno impegno del Comune a valorizzare le istituzioni culturali della città, dall’altra attenzione verso tutti i soggetti privati che fanno e propongono cultura quando contribuiscono efficacemente al benessere collettivo sia dal punto di vista sociale che da quello propriamente economico. Non sfugge a Pisapia che per una nuova prospettiva delle politiche culturali sia necessaria una piena valorizzazione delle esperienze indipendenti di Milano: ma credo che la migliore testimonianza di questa attenzione sia proprio rappresentato dai testimoni che sono stati chiamati sabato a confrontarsi su questi temi: penso a Fracassi, a Spada, a Radaelli (Esterni). Pisapia è anche consapevole che questa indipendenza ha vissuto negli anni in un clamoroso stato di deficit competitivo: in questa direzione vanno colti l’enfasi che ha posto sulla garanzia di perentorietà, tempestività e trasparenza dei processi di finanziamento pubblico alla cultura da parte del Comune e, soprattutto, l’idea che sia il merito della competenza a dover essere premiato piuttosto che il privilegio dell’appartenenza. E che in questa prospettiva le rendite di posizione incancrenite dall’immobilismo della politica culturale del centro destra verranno radicalmente messe in discussione.

3) Gli spazi per la cultura
Pisapia intende promuovere la presenza di centri civici diffusi nel territorio, o sfruttando luoghi e strutture già esistenti (come ad esempio le biblioteche di quartiere) o affidando luoghi di proprietà comunale in gestione ad associazioni con finalità culturali e ricreative. Questo nasce dalla convinzione esposta prima relativa ai presidi di legalità. Non si vuole assolutamente invece moltiplicare la realizzazione di altri spazi per strutture di produzione teatrale o musicale; al contrario al cuore del programma sta l’idea descritta prima di promuovere il principio delle residenze multidisciplinari, favorendo nei tanti teatri e spazi già esistenti e troppo spesso autoreferenziali la compresenza organizzativa e artistica di più soggetti, per risparmiare sui costi di gestione e investire su produzione artistica e incentivazione della domanda.

Quanto alla confusione tra rendita immobiliare e politiche culturali credo davvero che la storia stessa di Pisapia sia una garanzia che questo giochino perverso verrà bandito dalla sua pratica di governo cittadino.
Mi rendo conto che così non si risponde ad alcune delle osservazioni più concrete da voi proposte; ma credo di poter dire che l’intenzione di Pisapia, una volta vinte le primarie, sia proprio quella di costruirle insieme, queste risposte.
Un caro saluto e a presto
Filippo

Filippo_Del_Corno

2010-11-03T00:00:00




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