BP2011 MATERIALI L’innovazione e la crisi

La genesi del Sistema Teatro Torino e i suoi possibili sviluppi

Pubblicato il 28/02/2011 / di / ateatro n. #BP2011 , 132

Come esempio di buona pratica vorrei percorrere brevemente quale fu la genesi del Sistema Teatro Torino, per dimostrare quanto le trasformazioni avvengano per concorso di più fattori ma soprattutto per istanze progettuali che arrivano dagli operatori che operano su un territorio.
Nel 2001, pochi anni dopo il crollo del Teatro della Rocca e l’imminente accorpamento con il Teatro Stabile del Laboratorio Teatro Settimo (due compagnie importanti e fondamentali per Torino) si rendeva necessario riorganizzare il tessuto culturale di riferimento della città. L’acquisizione da parte del Teatro Stabile dei fondi ministeriali che erano stati del Gruppo della Rocca fece balenare l’idea e il conseguente progetto pensato e propugnato da me, Walter Cassani e Gianbeppe Colombano e chiamato inizialmente “Centro Servizi”. Il motore di fondo del progetto fu, da un lato, spingere il Teatro Stabile ad aprirsi al sostegno produttivo alle realtà del territorio (a livello di fondi, servizi tecnici e promozione) e a rivolgere la propria attenzione anche alla drammaturgia contemporanea (proprio in nome dell’acquisizione dei fondi ministeriali del Gruppo della Rocca) e dall’altra una necessaria ridefinizione delle funzioni tra teatro pubblico, teatri privati e compagnie di produzione presenti sul territorio.
In realtà il progetto fu ideato e redatto nel 2000 e quando nel 2001 appunto, Fiorenzo Alfieri divenne Assessore alla Cultura di Torino lo acquisì e giustamente sviluppato creò quello che sarebbe stato il Sistema Teatro Torino.
E il Sistema non coinvolse solo il Teatro Stabile ma si estese a tutto il territorio torinese comprensivo di teatri, festival compagnie di produzione creando un progetto che, chiarite le funzioni, tendeva a creare sviluppo privilegiando l’azione di “legare” i soggetti (ognuno secondo le proprie competenze) piuttosto che metterli in concorrenza.
Ora, dopo 10 anni, che hanno caratterizzato in modo innovativo la realtà teatrale torinese (e non sto qui ad elencarne le caratteristiche) ritengo sia necessario capire lo sviluppo e la trasformazione che tale sistema potrebbe avere, anche in considerazione della situazione di crisi che stiamo attraversando.
Nuovamente ci troviamo di fronte ad una carenza assoluta di fondi per l’attività di produzione, ad un restringimento del mercato, che soprattutto colpisce la drammaturgia contemporanea, e alla necessità di dare spazio alle nuove generazionale. Problematiche che il sistema torino così come fu pensato non può più da solo supportare (anche in conseguenza dei notevoli tagli subiti) quindi ritengo si debba volgere anche lo sguardo altrove.
Se si prendono in considerazione i dati regionali si scopre che la maggior parte dell’attività di spettacolo dal vivo viene svolta nella città e nella provincia di Torino (72%); risulta chiaro che, nel caso del Piemonte, esista un territorio regionale poco frequentato che potrebbe diventare punto di riferimento per una trasformazione e razionalizzazione di un nuovo sistema. Quindi perché non provare ad estendere e ridefinire il sistema Teatro Torino a livello regionale, anche in consonanza con l’esperienza delle Residenze. (Residenze che dopo anni di attività dovrebbero anche loro essere ridefinite).
Forse non è il caso che qui si entri nel dettaglio di come potrebbe essere articolata tale estensione del sistema, anche perché il progetto è in corso d’opera e si sta elaborando attraverso un tavolo di lavoro di operatori all’interno dell’Agis Piemonte, ma alcune linee si possono accennare e dire che nuovamente si impone una ridefinizione delle funzioni tra chi produce, chi sostiene la produzione e chi distribuisce, coinvolgendo le compagnie, le fondazioni teatrali (che corrispondono grossomodo alla stabilità), il circuito e i teatri comunali. Ma anche enti locali (comuni, province e regione) e privati (siano banche o mondo dell’imprenditoria) presenti in loco sui territori, per creare dei “distretti culturali” che possano accogliere e sostenere attività di ospitalità, di produzione, formazione di nuovo pubblico e sostegno (o tutoraggio) alle giovani compagnie. Distretti distribuiti sul territorio regionale che dovrebbero in prima istanza lavorare in rete tra loro e poi in seguito promuovere progetti anche al di fuori dal Piemonte.

Beppe_Rosso

2001-12-02T00:00:00




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