12 cose che abbiamo imparato sulla riforma del FUS

Così proviamo a spiegarti quanto potrebbe essere grande la tua porzione di Fondo Unico dello Spettacolo e quale è il ruolo della Commissione Prosa

Pubblicato il 21/12/2014 / di / ateatro n. 152

La torta del FUS
Per cercare di spiegarti come sarà grande la tua porzione di FUS, ateatro mette a disposizione due strumenti.
Il primo è Il gioco del FUS, al quale ti invitiamo a partecipare dopo che avrai letto questo pezzo.
In questo pezzo invece, per spiegarti come calcolare la tua porzione di FUS, useremo una metafora molto dolce.
Immagina che il FUS sia una grande torta. Una di quelle torte nuziali con tanti piani sovrapposti.
Ecco, c’è la torta. La torta ha tanti piani. Da ogni piano della torta si ricavano diverse fette. Da ogni fetta di torta si ricavano diverse porzioni.
C’è anche la tua! Hai già l’acquolina in bocca, la sposa era bellissima…

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Hai fatto domanda per accedere al FUS e vuoi sapere quanto sarà grande la tua porzione della torta FUS: sarà una robusta fettazza che fa schizzare in alto i trigliceridi, oppure una briciolina da modella anoressica?
Il coltello che taglia la tua porzione sono i “Nuovi decreti per l’erogazione e modalità della liquidazione e l’anticipazione di contributi allo spettacolo dal vivo, a valere sul fondo unico della spettacolo”, firmati il 1° luglio 2014 dal ministro Dario Franceschini (puoi trovarli sulla “Gazzetta Ufficiale”, n. 191, 19 agosto 2014, consultabile anche online).

Per la Prosa, la torta del 2015 sarà grande più o meno come quella dell’anno scorso
Per cominciare, devi sapere che l’ammontare complessivo del FUS per la prosa non cambia: resterà più o meno pari a 60 milioni di euro, salvo piccoli aggiustamenti. Quattro organismi hanno diritto per legge, ovvero “a prescindere”, a una quota del FUS: Biennale di Venezia e INDA (almeno l’1% ciascuno), e possono ricevere contributi per produzioni con ex allievi e scambi internazionali la Accademia Nazionale “Silvio D’Amico” e Accademia Nazionale di Danza.
C’è chi dice che una riforma senza risorse non è una vera riforma. Il decreto non comporta risorse aggiuntive (la torta non cresce), ma si propone una razionalizzazione del sistema.
Due notazioni a margine. In primo luogo, la costante erosione del valore reale del FUS, -60% a partire dal 1985.

Il calo del FUS (1985-2011)

Il calo del FUS (1985-2011)

In secondo luogo, la spartizione tra i diversi settori Musica, Prosa, Circo, Danza, Cinema, con le Fondazioni lirico sinfoniche a far la parte del leone: assorbono il 47% del FUS.
Salvo un improbabile aumento del FUS o un radicale riequilibrio tra i settori, le risorse per il teatro resteranno in sostanza le stesse. Visto l’andamento del FUS negli scorsi anni, è già un successo.

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Hai più fame, ma la tua porzione potrebbe restare la stessa
Per cominciare, due esperimenti mentali.
Il nuovo decreto impone criteri per l’ammissione più restrittivi, attraverso “minimi” più alti: richiede più repliche e più giornate lavorative, e il numero di biglietti venduti avrà un peso rilevante…
Se i soggetti finanziati restassero esattamente gli stessi del 2014, ma raddoppiassero l’attività, che potrebbe succedere?
La torta è sempre quella. Rischiano di prendere la stessa porzione di torta dello scorso anno, anche se lavorano il doppio e (presumibilmente) hanno più fame.

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Se c’è più gente intorno al tavolo, le porzioni in media diventano più piccole
E se raddoppiassero i soggetti finanziati dal FUS, se accanto ogni soggetto venisse ammesso al FUS un suo “doppio” che fa esattamente le stesse cose?
La torta è sempre quella. I vecchi soggetti rischiano di prendere più o meno la metà di quello che prendevano prima.
Questi due esperimenti mentali sono solo provocazioni, ma aiutano a capire il meccanismo complessivo che determinerà la grandezza della tua porzione.

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Il 70% della torta è già prenotato (per il 2015)
Nelle intenzioni, la riforma – in gran parte basata su criteri quantitativi “oggettivi” – dovrebbe escludere dal FUS i rami secchi (ovvero i soggetti che vengono finanziati anche da anni fanno poco o nulla) e limitare drasticamente le rendite di posizione (quelli che ancora godono di glorie passate).
In realtà c’è una clausola di salvaguardia: nel 2015, primo anno di applicazione del nuovo decreto, i “soggetti consolidati” prenderanno almeno il 70% della vecchia sovvenzione, a prescindere dal loro punteggio (art. 50). E’ una misura logica, che introduce un elemento di gradualità e consente una transizione più morbida a realtà che hanno spesso una lunga storia alle spalle e diversi dipendenti. Ma vincola le risorse e limita molto, almeno all’inizio, l’impatto del decreto.

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Da quale piano della torta arriverà la mia porzione?
Puoi fare domanda per un solo piano della torta, ovvero per un solo settore, così come sono definiti dai diversi articoli del decreto.

Articolo 10: Teatri Nazionali,
Articolo 11: Teatro di rilevante interesse culturale;
Articolo 14: Imprese di produzione teatrale (le compagnie);
Articolo 15: Centri di Produzione Teatrale;
Articolo 16: Circuiti regionali;
Articolo 17: Organismi di programmazione (gli esercizi);
Articolo 18: Festival;
Articolo 40: Circuiti regionali multidisciplinari;
Articolo 41: Organismi di programmazione multidisciplinari;
Articolo 42: Festival multidisciplinare;
Articolo 43: Promozione;
Articolo 44: Tournée all’estero;
Articolo 45: Residenze.

Sono i diversi piani della nostra torta.
Per cominciare, il FUS devessere “spacchettato”: il Direttore Generale (sentite le Commissioni Consultive e la Conferenza Unificata) “stabilisce, in armonia con l’entità numerica e finanziaria delle domande complessivamente presentate, la quota delle risorse da assegnare a ciascuno dei settori” (art. 4).
Insomma, viste le domande (che devono arrivare entro il 31 gennaio), verrà deciso il diametro dei diversi piani della nostra torta nuziale, che saranno più o meno grandi. La somma dovrà coprire l’ammontare del FUS Prosa.
A quel punto, potranno accadere tre cose:
# la domanda verrà accettata per il piano della torta che hai scelto tu;
# la domanda verrà accettata, ma vieni trasferito d’ufficio su un altro piano della torta (speriamo venga prevista una fase in cui rimodulare il progetto per il nuovo settore);
# la tua domanda verrà respinta, perché non hai raggiunto i requisiti necessari. Insomma, resti a digiuno per i prossimi tre anni… ma almeno sai che la tua porzione è molto piccola.

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Ora che so il piano, qual è la mia fetta?
I vari settori possono essere segmentati in sotto-insiemi “secondo un criterio di omogeneità dimensionale”, al massimo tre per settore (art. 5), secondo i criteri dell’Allegato A.
A ciascun sotto-settore viene dunque assegnata una quota della dotazione del settore: sono le fette della torta. Ti toccherà una porzione di quella fetta.

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Ora che so la fetta, quanto sarà grande la mia porzione?
Per sapere quanto è grande la tua porzione, sappi che la devi dividere con i commensali dello stesso sotto-insieme.
Sulla base della tua domanda, ti verrà assegnato un punteggio (art. 5).
Puoi ottenere un massimo di 100 punti, assegnati in tre fasce:
# Qualità (al massimo 30 punti),
# Qualità indicizzata (al massimo 30 punti),
# Quantità (al massimo 40 punti).
Le tre fasce attribuiscono il punteggio sulla base dei parametri indicati nelle tabelle B, C e D allegate al decreto.
I primi 30 punti vengono assegnati per tre anni dal Direttore Generale, sentita la Commissione Prosa del Ministero, che deve valutare la qualità dei progetti. Chi ottiene meno di 10 punti, viene escluso dal FUS (a meno che non abbia ottenuto 30/30 nella Qualità indicizzata).
La seconda fascia (i 30 punti della Qualità indicizzata) viene calcolata sulla base di un algoritmo, “in maniera automatica”, dopo che sono stati inseriti opportuni (si spera) coefficienti (punteggi e coefficienti stabiliti dal DG, “sentita la Consulta competente in materia).
Anche la terza fascia (Quantità) viene calcolata sulla base di un algoritmo: una formula che prende i numeri dalla domanda e produce “in maniera automatica” un risultato (anche in questo caso i punteggi vengono stabiliti dal DG, “sentita la Consulta competente in materia”).
A quel punto, i punteggi di tutti i soggetti dello stesso sotto-insieme vengono sommati e i denari ridistribuiti “con logica di proporzionalità e adeguatezza”. Insomma, se avete tutti lo stesso punteggio, dovreste prendere porzioni uguali. Se hai un punteggio doppio di quello del vicino, dovresti prendere una porzione che è il doppio della sua. Almeno in teoria, perché il 70% della torta è già stato prenotato…

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La valutazione di qualità passa dal 300% al 30%
La Commissione Prosa esprime il suo parere sui 30 punti della Qualità. Meno di un terzo del totale.
Il vecchio FUS dava molta più importanza alla qualità: la Commissione poteva moltiplicare fino a 3 volte il punteggio quantitativo. Questo escamotage poteva servire a preservare rendite di posizione senza più riscontro nella realtà. Ma poteva anche essere utile per premiare alcune eccellenze artistiche e a farle crescere.
Con il decreto Franceschini, il peso della Commissione Prosa passa dal 300% al 30%, la valutazione di qualità perde importanza, a favore di criteri “oggettivi” (o, se preferite, criteri di mercato e dimensione dell’impresa).

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Premiare la progettualità
E’ la grande novità del decreto: la triennalità e la progettualità.
In realtà, a ben guardare, i “punti qualità” assegnati al progetto (e alla direzione artistica) sono molto pochi: più o meno una decina, a seconda dei settori. Per una realtà che opera in un sotto-insieme che riceve dal FUS un sostegno medio di 100.000 euro, la qualità del progetto vale al massimo 10.000 euro…
Per i teatri più grandi, restare sotto i 10 “punti Qualità” (la soglia che ammette al FUS) è pressoché impossibile, visto che la Commissione deve valutare attività che enti di quella dimensione non possono non svolgere (per esempio “rapporti con scuole e università”).
Nel decreto non vi sono peraltro indicazioni di politica culturale. Non è esplicitata la funzione pubblica dei soggetti che attingono al FUS (e non a caso il termine “pubblico” non compare nel testo). I diversi soggetti vengono identificati in sostanza per la loro collocazione nella filiera (produzione, programmazione, distribuzione e promozione) o per la loro dimensione, ma restano indeterminati sia gli obiettivi e le funzioni dei singoli settori, sia eventuali differenziazioni all’interno dei singoli settori e sotto-insiemi (per fare un esempio: i TRIC o i Centri, devono o possono fare tutti le stesse cose? E’ prevista una differenziazione delle loro funzioni sulla base della vocazione e del progetto di ciascuno?).

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Ma insomma, come faccio a sapere quanto sarà grande la mia porzione?
Facile.
Sai già quanto vale il FUS. Conosci i pesi delle varie voci valide per accumulare punti e gli algoritmi che portano al calcolo dei punteggi.
Per scoprire quanto è grande la tua porzione, ti basta conoscere alcuni dettagli:

# se sei stato ammesso al FUS;
# a quale piano della torta sei stato ammesso;
# in quale sotto-insieme sei stato inserito;
# quanto vale quel sotto-insieme;
# quanto valgono i moltiplicatori della Qualità indicizzata del tuo sotto-insieme;
# quanti sono e quale punteggio hanno ottenuto gli altri soggetti che fanno parte del tuo sotto-insieme;
# quale è il tuo punteggio.

A quel punto, l’algoritmo che avrai inserito nel tuo foglio di calcolo ti dirà quanto è grande la tua porzione di FUS. Basteranno pochi centesimi di secondo. Se ti sembra troppo complicato (e se non disponi di tutti questi elementi), puoi sempre chiedere alla chiromante.

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Va bene, questo è quel che accade nel 2015. Ma l’anno prossimo?
Nei fatti, la triennalità garantisce stabilità alle realtà finanziate. Meglio fidarsi: è già difficile capire cosa succederà nel 2015, è impossibile immaginare quello che accadrà nel 2016. Ma te lo promettiamo: tra un anno proviamo a capire che cosa succederà nel 2016…

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Come favorire il nuovo
Non sei mai stato ammesso al FUS. Sei una “nuova istanza”. La riforma dovrebbe – almeno nelle intenzioni – liberare risorse per le “nuove istanze”, i soggetti che non hanno mai avuto accesso al FUS (e che possono presentare progetti annuali, e non triennali). Sono favoriti soprattutto gli under 35, ma anche per loro vale il meccanismo della torta nuziale.
Quanto sarà grande la fetta delle “nuove istanze”? Molti soggetti che ricevevano sostegno dal FUS lo perderanno, o lo vedranno ridotto (fino al 70%, come abbiamo visto). Questi “risparmi” potranno andare da un lato a sostenere l’esistente (abbiamo visto che il decreto prevede un aumento dell’attività, e dunque è corretto ipotizzare che ha richieste più elevate corrisponda un maggiore contributo); dall’altro dovranno sostenere il nuovo, favorendo il ricambio generazionale.

John Belushi, Animal House

John Belushi, Animal House

Un paio di note a margine
La gestione del FUS è stata finora criticata per diversi motivi. Alcuni emergono da quanto detto finora, ma ce ne sono altri,
Una critica di fondo riguarda le “sovvenzioni a pioggia”, che comportano spesso sospetti di clientelismo, o peggio. Negli ultimi anni il FUS ha sostenuto oltre 350 soggetti, con contributi che vanno dai 3 milioni di euro e più assegnati al Piccolo Teatro di Milano alle poche migliaia di euro per moltissime realtà più piccole e nuove.
Ha senso che il Ministero sostenga realtà così piccole con somme esigue? Non dovrebbero essere piuttosto sostenute dagli enti locali? Il decreto tende a spingere fuori dal FUS molte piccole realtà.
C’è un’altra cronica difficoltà del sistema teatrale italiano, gli squilibri territoriali. Il FUS assegna in media circa un euro all’anno per ogni cittadino italiano. Ma ci sono regioni dove ogni anno arrivano più di due euro pro capite, e altre in cui arrivano solo poche decine di centesimi (in Val d’Aosta non arriva nulla).
In diversi articoli (quelli sui teatri più grandi, e dunque quelli più “ricchi”, e quelli sulle residenze), il nuovo decreto prevede un co-finanziamento tra Ministero e territorio. Il FUS può dunque finanziare solo realtà robustamente sostenute anche dagli enti locali. Là dove manca questa sinergia, il FUS non può intervenire e perde dunque la possibilità di operare a favore del riequilibrio territoriale.
In secondo luogo, gli enti locali – che dispongono anch’essi di risorse limitate – per sostenere le realtà co-finanziate dal FUS tenderanno inevitabilmente a drenare le risorse che andavano alla realtà più piccole (e spesso più virtuose e artisticamente valide dei grandi carrozzoni).
Per questo e altri motivi (i minimi quantitativi), la riforma tende a penalizzare i “piccoli”. Per superare la difficoltà, sono necessari salti di immaginazione progettuale e la creazione – per quanto possibile e sensato – di reti e sinergie. Ma attenzione ai matrimoni d’interesse: di solito non durano…

John Belushi, Animal House

John Belushi, Animal House

Il gioco del FUS
A questo punto, sei allenato (anche se un po’ sovrappeso, visto lo stramangiare natalizio).
Adesso puoi cimentarti Il gioco del FUS.
Se vuoi affinare la preparazione, nella prima pagina del quiz potrai trovare altri utili suggerimenti.




Tag: #ValoreCultura (37), FUS aka FNSV (137), squilibrio territoriale (53)


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