Teatro Stabile d’Abruzzo: lo strano caso della presidente Nathalie Dompé

Pubblicato il 13/11/2015 / di / ateatro n. 156
Nathalie Dompè

Nathalie Dompè

Viviamo un periodo di trasformazioni sociali ad ampio raggio e di (forse) grandi riforme del piccolo mondo del teatro. In questo clima, eventi per certi aspetti minori e “locali” possono assumere una particolare rilevanza.
In quel Teatro Stabile d’Abruzzo entrato da pochi mesi nell’elenco dei nuovi TRIC (Teatri di Rilevante Interesse Culturale) ma che per tradizione resta sempre un po’ ai margini del dibattito tra gli operatori del settore, il 27 ottobre scorso è stato nominato un nuovo Presidente: una figura affascinante, delicatissima e perfino esile, che però potrebbe avere spalle talmente forti e possibilità di azione personale talmente rilevanti da sconvolgere – o almeno scuotere – il sistema teatrale italiano.
La neo-Presidente in questione è Nathalie Dompé, giovane e bellissima erede della famiglia che controlla il colosso Dompè e che appartiene per lunga tradizione alla ristrettissima cerchia del grande capitalismo privato italiano.

dompe

Sarebbe divertente lanciare nella bolgia del web questa notizia, condita di qualche gossip goloso (basta digitare su google.com), “e vedere di nascosto l’effetto che fa”, per dirla con Enzo Jannacci.
Tutto molto divertente. Il problema è che la procedura che ha portato a questa nomina di Dompé e la comunicazione istituzionale che l’ha accompagnata, all’inizio in sordina, hanno cominciato a tradire lacune, omissis e “no comment”.
Fin dall’inizio di questa vicenda, il direttore artistico del TSA, Alessandro D’Alatri (nominato a novembre 2014 con qualche polemica sulla stampa locale che lamentava che il mancato ricorso ad un bando pubblico aveva lasciato la procedura esclusivamente nelle mani della politica e più precisamente in quelle della senatrice Pezzopane), ha dichiarato più volte che l’ente sta prendendo in considerazione l’ipotesi di modificare in maniera radicale il proprio statuto per consentire al capitale privato di subentrare ai tradizionali finanziatori pubblici: anche se non è spiegato in dettaglio come questo possa accadere, anche se la nomina di una ereditiera al vertice del CDA può indicare una prospettiva interessante.
Subito dopo la diffusione sulla stampa locale della proposta ufficiale di nomina, Daniele Milani – giovane regista di origini aquilane che negli scorsi anni ha prodotto uno spettacolo con il TSA, attualmente docente precario di scrittura per il teatro presso la Civica Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi, oltre che collaboratore di ateatro.it – ha lanciato sulla piattaforma change.org una petizione per chiedere chiarimenti pubblici riguardo la nomina.

Nathalie Dompè

Nathalie Dompè

La petizione chiede alla politica regionale abruzzese di spiegare come mai, in un panorama nazionale in cui decine di migliaia di lavoratori dello spettacolo trascorrono l’intero arco della loro vita ad acquisire competenze in ambito teatrale e gestionale, si possa considerare come candidata ideale una giovane dal profilo rispettabilissimo ma che, al di là del peso del proprio cognome, può vantare come uniche competenze una laurea in economia alla Bocconi e alcuni non ben specificati corsi di teatro a Londra.
In secondo luogo, a partire dalle dichiarazioni di D’Alatri circa le possibili modifiche allo statuto, la petizione chiede alla Presidente Dompé di chiarire come intende interpretare il suo ruolo: insomma, se intende essere un semplice manager che gestisce un teatro pubblico o se intende diventare il primo imprenditore privato di un teatro pubblico italiano (chissà cosa ne penserebbero Giorgio Strehler e Paolo Grassi…).
Infine, nel caso in cui la Dompé fosse realmente intenzionata ad investire capitali privati in un ente pubblico, la petizione chiede che i programmi e il bilancio dell’ente vengano resi trasparenti e messi a disposizione dell’opinione pubblica.
A circa un mese dal lancio della petizione (che ha raccolto diverse centinaia di firme, tra cui quelle di un Professore Ordinario dell’Università dell’Aquila, dell’Assessore al Lavoro e del Presidente della Commissione di Garanzia del Comune) non è giunto alcun chiarimento, né dall’ente né da Dompé.
Nel frattempo però la proposta di nomina è diventata un incarico. L’argomento è scottante, tanto che è stato discusso a porte chiuse dal Consiglio Comunale. Alcune testate locali hanno rilanciato la richiesta di chiarimenti, ma la neo-Presidente si è trincerata dietro un “no comment”.
Alla conferenza stampa per il lancio della stagione teatrale, la neo-Presidente non si è fatta vedere e nessuno ha sentito il dovere di chiarire alcunché.
Per cominciare, non si capisce ancora quale sia l’apporto che la neo-Presidentre Dompè potrà dare al teatro. Ma è chiaro che se il suo mandato prevede una svolta radicale come l’ingresso del capitale privato in un teatro pubblico, la faccenda debba essere affrontata in maniera trasparente, coinvolgendo l’opinione pubblica.
In risposta alla petizione, il 29 ottobre la senatrice Pezzopane ha contrattaccato: “Critiche misogine, inopportune, scorrette (…) Ognuno può avere le proprie idee, ma leggo dichiarazioni che francamente trovo avvilenti. Intervengo più da donna che da senatrice. Come al solito, quando la parte da protagonista spetta a una donna, vengono fuori riflussi misogini”. Ha poi difeso il curriculum della neo-Presidente, da molti ritenuto poco adeguato alla carica: “Nathalie è una giovane di 27 anni, che può vantare non solo una laurea in Business Administration all’Università Bocconi di Milano, ma riveste anche un ruolo centrale nell’azienda di famiglia, che da diversi anni è presente sul nostro territorio.”
Lo stesso giorno, la neo-Presidente Dompé si è dimostrata meno aggressiva: “Mi preme oggi ringraziare anche chi ha espresso le proprie riserve, e probabilmente anche io stessa – al loro posto – avrei concordato su alcuni dei punti emersi. A costoro, ai professionisti del teatro, alla popolazione chiedo di valutare il mio lavoro quando avrò avuto modo di attuarlo. Chiedo di superare un giudizio a priori, che rischia di non dare la possibilità di concretizzare un’opportunità. Cercherò dunque di affrontare con umiltà questa bellissima esperienza, che va ad affiancarsi al mio impegno in azienda. Due prospettive che considero unite dal medesimo fil rouge: il senso di responsabilità”.

Nathalie Dompè

Nathalie Dompè

Ha poi indicato quello che sarà il principio ispiratore del suo impegno: “Essere ‘responsabili’ ha nella stessa etimologia del termine il rimando al concetto del rispondere delle proprie scelte e azioni non solo a se stessi, ma anche agli altri. Ho sempre ritenuto questo principio il punto cardine del mio lavoro, che fa della Responsabilità Sociale il fulcro del proprio approccio”.
Quello della Responsabilità Sociale d’Impresa è senz’altro una buona pratica, basata su un approccio etico da parte dell’imprenditore, che ha per obiettivo il benessere dell’intero territorio, nel rispetto delle minoranze e al riparo da interessi e visioni personali. Inutile ribadire che la trasparenza e la capacità di dialogo con il territorio sono tra i punti chiave di qualunque progetto ispirato a questo principio.
Vale dunque la pena di prendere sul serio e di verificare alla prova dei fatti l’impegno di Nathalie Dompè: cominciando a rendere trasperenti i bilanci dell’ente che presiede, eliominando sprechi, nepotismi e clientele, inziando a elaborare un programma culturale condiviso dalla città.

(per chi non lo sapesse, it-girl “is a beautiful, stylish young woman who possesses sex appeal without flaunting her sexuality”)




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