#BP2016 | Che cosa è successo al primo incontro delle Scuole di teatro italiane in rete

Per una regolamentazione normativa nell’ambito della formazione teatrale

Pubblicato il 28/02/2016 / di / ateatro n. #BP2016 , 157 , Passioni e saperi

Riceviamo dal coordinamento delle Accademie e delle Scuole di Teatro italiane questo documento, illustrato nella giornata del 27 febbraio 2016 da Renata Molinari (n.d.r.).

Descrizione dell’evento
Venerdì 25 settembre 2015 le Scuole di Teatro italiane si sono incontrate per la prima volta a Venezia (il programma dell’incontro) con l’intento di creare una rete, sull’esempio della rete internazionale dell’École des Écoles, per mantenere un dialogo costante su tematiche comuni, quali ad esempio le problematiche connesse alla didattica, ai rapporti con le istituzioni e il sistema normativo, all’inserimento professionale dei diplomati, alle selezioni dei docenti e dei direttori, all’inserimento professionale dei diplomati, alle relazioni con l’estero, alla sinergia con il Teatri Nazionali, le Università, i Dams.
Per dovere di cronaca, si segnala che all’epoca in cui l’iniziativa è stata organizzata e si è svolta, non era ancora stato siglato alcun accordo tra MIUR e MIBACT relativamente alla possibilità di equiparare alla laurea i titoli di studio rilasciati dalle scuole e istituzioni formative di rilevanza nazionale operanti nei settori audiovisivo-cinema, teatro, musica, danza e letteratura di competenza del MIBACT.
L’incontro, promosso da Accademia Teatrale Veneta e patrocinato dalla Regione del Veneto, si è svolto presso la sede della Fondazione Giorgio Cini, in collaborazione con il Centro studi per la ricerca documentale sul teatro e il melodramma europeo, ed è stato dedicato principalmente alla situazione normativa.
Le scuole sono state convocate sulla base di pochi parametri, definiti in collaborazione con il Dipartimento Formazione della Regione del Veneto:
-­‐ durata totale del percorso formativo in ore (minimo 2.000 ore)
-­‐ numero docenti (minimo 10)
-­‐ titolo di studio riconosciuto oppure riconoscimento istituzionale oppure alto profilo storico
Erano presenti i seguenti organismi di formazione teatrale:
-­‐ Accademia dei Filodrammatici (Milano -­‐ Antonia Chiodi, Tommaso Amadio)
-­‐ Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico (Roma -­‐ Daniela Bortignoni)
-­‐ Accademia Teatrale Veneta (Venezia -­‐ Manuela Massimi e Renato Gatto)
-­‐ Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe (Udine -­‐Claudio De Maglio)
-­‐Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi (Milano -­‐ Massimo Navone)
-­‐ Fondazione Emilia Romagna Teatro (Modena -­‐ Claudio Longhi, Marisa Villa)
-­‐ Fondazione Teatro della Toscana (Firenze -­‐ Gabriele Guagni, Francesca Martini, Pierpaolo Pacini, Laura Bardazzi)
-­‐ Fondazione Teatro Stabile di Torino (Torino -­‐ Lorenzo Barello)
-­‐ Scuola di Teatro di Bologna Alessandra Galante Garrone (Bologna -‐ Claudia Busi)
-­‐ Teatro Bellini (Napoli -­‐ Gabriele Russo)
-­‐ Teatro Stabile di Genova (Genova -­‐ Anna Laura Messeri).

Tra le scuole invitate, le uniche che non hanno presenziato all’incontro sono la Scuola del Piccolo Teatro di Milano e la Scuola del Teatro Stabile di Napoli.

La Scuola del Teatro della Cometa di Roma, pur non partecipando alla giornata per mancanza di un requisito, ha inviato una lettera contenente alcune riflessioni del Presidente, Gianfranco Isernia, da condividere con i partecipanti.
Al confronto hanno inoltre partecipato i rappresentanti di istituzioni lo cali: il Dott. Santo Romano, Direttore del Dipartimento Formazione della Regione Veneto, il Dott. Fabio Menin, responsabile dell’Ufficio Attività Riconosciute della Direzione Formazione della Regione del Veneto, e il Presidente del Teatro Stabile del Veneto, Angelo Tabaro.
Moderatore dell’incontro è stato Oliviero Ponte di Pino, critico e studioso di teatro, fondatore di
ateatro.it, docente di teatro presso l’Università IULM.

Tematica affrontata e motivazioni
Le scuole hanno dedicato l’incontro del 25 settembre 2015 al tema della regolamentazione normativa nell’ambito della formazione teatrale, con l’intento di definire i parametri minimi in base ai quali un ente possa essere definito a pieno titolo, e quindi riconosciuto a livello ministeriale, scuola di teatro. I partecipanti sono stati chiamati a confrontarsi a partire dai tre requisiti minimi individuati da Accademia Teatrale Veneta e Dipartimento Formazione della Regione Veneto (Dipartimento Formazione) durante l’organizzazione dell’evento.
Le ragioni della scelta risiedono principalmente nella constatazione che la formazione professionale in ambito teatrale in Italia è storicamente gravata da un vuoto normativo che ha agevolato il moltiplicarsi di accademie, scuole, progetti didattici di varia natura e durata i cui standard formativi sono privi di omogeneità.
Con l’istituzione dei Teatri Nazionali prevista dal decreto del MIBACT del 1 Luglio 2014, la prescrizione per cui tali strutture devono essere dotate di una ‘scuola di teatro e di perfezionamento professionale’, ha avuto come conseguenza l’ulteriore ampliamento di un’offerta formativa già variegata a cui non è corrisposta una chiara definizione dei requisiti minimi che devono essere garantiti dalle strutture didattiche.
Inoltre il decreto non favorisce la collaborazione tra Teatri Nazionali e realtà formative già operative da anni sui territori e non fornisce strumenti per agevolare l’inserimento occupazionale dei diplomati.

Discussione
La discussione, volta all’individuazione di parametri condivisibili che ogni scuola di formazione teatrale sia tenuta a rispettare, si è svolta con la consapevolezza che una delle difficoltà sia l’individuazione del Ministero di riferimento. Trovandosi a metà strada tra la formazione e le attività culturali, le scuole di teatro rischiano di vedere le proprie istanze “rimbalzare” tra il MIBACT e il MIUR (AFAM).
A questo riguardo, sia la Scuola del Teatro della Cometa di Roma sia la Scuola Paolo Grassi di Milano, testimoniano di avere incontrato serie difficoltà nel tentativo di seguire l’iter per chiedere il riconoscimento da parte del MIUR-­‐AFAM. L’Accademia Nazionale Silvio D’Amico conferma l’esistenza di parametri chiari e modulistica idonea e segnala che è possibile ottenere tale
riconoscimento adeguando il piano di studio e il regolamento didattico a quello previsto per l’Accademia Nazionale e rispettandone i parametri:
-­‐ un monte ore di 4.200 ore nel triennio, con 1.400 ore all’anno;
-­‐ una serie di discipline distinte in discipline di base (training fisico, vocale, dizione, ecc.), recitazione (in versi, cinematografica, mimo) e materie affini.
Viene rilevato che, attualmente, questi standard sono distanti da quelli rispettati da molte delle scuole presenti.
Tuttavia, nella prospettiva di un futuro riconoscimento ministeriale e della possibilità di ottenere l’equipollenza degli studi teatrali con quelli universitari, si rivela la necessità di definire parametri formativi realistici, che siano riconosciuti in primis dai professionisti del teatro quali requisiti
necessari e sufficienti, ai quali tutte le scuole di formazione teatrale si adeguino. Inoltre occorre fare in modo che questi parametri si avvicino ai criteri del MIUR-­‐ AFAM ovvero
siano definiti tenendo come punto di riferimento i CFU (Crediti Formativi Universitari) per garantirne la corrispondenza con il Sistema Europeo di Trasferimento dei Crediti ECTS.
Questo in quanto la disciplina dei crediti europei, che è a monte del sistema dei CFU, è il cardine di tutta la formazione, artistica e non, a livello europeo e garantisce anche agli studenti di teatro la possibilità di ottenere una formazione di respiro europeo.
Standard formativi chiari e condivisi favorirebbero anche il dialogo con le Regioni, enti in grado di accreditare gli organismi di formazione e garantire quindi un primo riconoscimento istituzionale.
A questo proposito vengono citati ad esempio i casi di Francia e Spagna, in cui il riconoscimento Regionale è stato il primo passo verso la regolamentazione a livello nazionale.
Pur ritenendo auspicabile l’internazionalizzazione della figura dell’attore (nonostante il legame con le lingue nazionali si profili come uno scoglio per un reale processo di questo tipo) e proficui gli scambi di studio con altre nazioni, ci si propone di farne oggetto di futura riflessione.
La discussione si concentra sul rapporto tra numero di ore, numero di docenti e discipline
I parametri AFAM, che sono appunto quelli rispettati dalla Silvio D’Amico, prevedono 4.200 ore distribuite sul triennio (1.400 ore annue) e suddivise tra materie di base, materie di recitazione e materie affini. Questo assetto non si discosta molto dagli standard formativi universitari: 60 CFU all’anno per un triennio, ogni CFU corrispondente a 25 ore per un totale di 1.500 ore l’anno e quindi 4.500 su un triennio.
E’ evidente che nel bagaglio tecnico dell’attore non possono mancare specifiche competenze tecniche, così come è chiaro che il diverso peso assegnato ai piani didattici (cioè alle diverse materie) da ciascuna scuola determina la sua identità e la sua poetica e fa sì che un attore uscito da una scuola sia anche un portatore di identità teatrale.
La suddivisione ministeriale in materie di base, caratterizzanti e affini consentirebbe ad ogni scuola di uniformare il proprio percorso didattico ad uno standard nazionale pur conservando la propria specificità e la propria identità poetica e culturale.
I presenti concordano rapidamente sull’importanza, date le premesse, di garantire un monte ore e un numero di docenti e discipline minimi per assicurare un’offerta formativa il più possibile completa e articolata.
Un aspetto fondamentale sulla cui importanza i presenti concordano senza riserve è il rapporto con il mondo del lavoro ovvero l’inserimento occupazionale dei diplomati.
A questo proposito viene portato a testimonianza il caso della Scuola Paolo Grassi di Milano che commissiona all’Università La Bicocca rapporti biennali sul tasso occupazionale a uno, tre e cinque anni dal diploma. I risultati evidenziano l’impossibilità di definire chiaramente la situazione: al tasso occupazionale elevato (in termini di occupazione pertinente con il diploma) corrisponde un reddito molto basso e forte intermittenza lavorativa.
Constatando la mancanza di un “ponte” tra formazione e professione, si ritiene opportuno dedicare una prossima riflessione al tema, valutando quali strumenti normativi potrebbero agevolare l’inserimento occupazionale dei diplomati.

Conclusioni
Al termine dell’incontro, con accordo unanime, sono fissati come requisiti minimi da proporre al MIBACT per individuare e riconoscere le scuole di teatro:
-­‐ monte ore del percorso didattico di almeno 2.500 ore;
-­‐ corpo docente di minimo 8 o 10 unità, a seconda del numero degli allievi. ogni docente deve tenere un corso di almeno 30 ore;
-­‐ rilascio di un attestato riconosciuto istituzionalmente, oppure alto profilo storico.
Per i prossimi incontri si individuano i seguenti argomenti di riflessione:
-­‐ didattica (definizione delle materie caratterizzanti, di base e affini; rapporti con le Università, i Dams; rapporti con i Teatri Nazionali; criteri per scegliere il personale docente e i direttori)
-­‐ occupazione e norme a sostegno dei diplomati
-­‐ internazionalizzazione della professione.

http://www.unams.it/normativa/Decreti/2015/2015-12-22_DM.pdf




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