#BP2017 | Nuovi spazi, nuove creatività, nuove professioni, nuovi pubblici: i temi in discussione nelle diverse sessioni

Con lo storify e il link alla registrazione integrale della giornata del 4 marzo 2017

Pubblicato il 19/03/2017 / di and / ateatro n. #BP2017 , 160 , MilanoCORTEmporanea , Passioni e saperi

con il contributo di

nell’ambito
Progetto Passioni e saperi

 Le Buone Pratiche del Teatro

a cura di Mimma Gallina e Oliviero Ponte di Pino


#BP2017

Nuovi spazi, nuove creatività, nuove professioni, nuovi pubblici

I TEMI IN DISCUSSIONE NELLE DIVERSE SESSIONI

INTRODUZIONE

Gli spazi multifunzionali hanno storie, contesti, tipologie, caratteristiche e obiettivi diversi. Nei loro diversi mix di funzioni e di attività, questi luoghi di cultura rappresentano una variegata galassia.

Sono stati messi a punto e si sono diffusi format differenziati sulla base di specifici obiettivi sociali, culturali e artistici. Si sono create reti tra realtà nate in diverse località europee che si sono in qualche modo riconosciute tra loro.

Un’altra tipologia riguarda le sedi delle grandi fondazioni culturali, diffuse nelle metropoli. A Milano abbiamo due esempi recenti come Fondazione Prada e la nuova Fondazione Giangiacomo Feltrinelli.

Ma oltre alle grandi istituzioni e a queste reti, sono nati moltissimi spazi indipendenti, piccoli e grandi. Ciascuna di queste realtà ha caratteristiche specifiche, che vanno studiate e valorizzate nello loro ricchezza, anche in rapporto al pubblico reale e potenziale.

Per tutti gli spazi, e in particolare per quelli indipendenti, si pone il problema della sostenibilità, strettamente collegato all’equilibrio tra obiettivi imprenditoriali e obiettivi culturali, e dunque al mix tra le diverse fonti di reddito.

POLITICHE, MODELLI E SOSTENIBILITÀ

l luoghi che ospitano questi progetti sono spesso spazi pubblici o demaniali, oppure edifici industriali dismessi, che sono frequentemente assegnati tramite bando. Le modalità di assegnazione riflettono l’atteggiamento della pubblica amministrazione che li rende disponibili.

Progetti di questo genere possono essere percepiti come iniziative commerciali, destinate all’intrattenimento o alla ristorazione, e che dunque presuppongono la “messa a reddito” dell’immobile.

Molte iniziative però hanno un valore sociale prevalente, riconosciuto dagli enti pubblici e confermato dal sostegno di fondazioni di origine bancaria e private.

L’ente pubblico in questi casi può, come minimo, offrire alcune facilitazioni, per esempio riduzione degli oneri di urbanizzazione o affitti calmierati. Ma può anche scegliere di affidare gli spazi in comodato d’uso gratuito e/o assumersi alcuni costi, relativi per esempio a ristrutturazione, manutenzione, utenze…

Possono inoltre essere definite convenzioni fra gli enti pubblici e i gestori, anche con forme di sostegno diretto, ovvero contributi alla gestione e alla realizzazione dell’attività.

Anche a partire da esperienze di questo genere si è sviluppata negli ultimi anni la riflessione, insieme antica e nuova, sull’organizzazione e la natura stessa della proprietà e della gestione di alcuni spazi, né pubblica né privata ma a disposizione della collettività, in collegamento con i concetti di “bene comune” e di “uso civico”.

Un rapporto costruttivo con la pubblica amministrazione in tutte le sue articolazioni è in ogni caso determinante per superare le difficoltà normative e burocratiche, accentuate dal fatto che si tratta di esperienze che escono dagli schemi abituali.

Naturalmente qualunque forma di facilitazione o sostegno a questi progetti deve essere inserita in una programmazione complessiva, tenuto conto degli obiettivi culturali, sociali, urbanistici che la città si pone. La scelta di sostenere queste progettualità, in una fase di contrazione della spesa pubblica, potrebbe determinare cambiamenti nella distribuzione delle risorse destinate alla cultura o alla riqualificazione urbana.

Nella nostra prospettiva, la funzione culturale e sociale resta centrale, anche nell’ottica del sostegno all’innovazione.

NUOVI SPAZI, NUOVI LINGUAGGI

L’incontro tra diverse discipline e funzioni è una caratteristica del “contemporaneo”, a partire almeno dagli happening degli anni Cinquanta. E’ interessante comprendere il punto di vista e l’atteggiamento dei diversi ambiti (teatro, danza, musica, arti visive, cinema e audiovisivo) di fronte a queste trasformazioni e alle possibili interazioni e contaminazioni.

E’ dunque opportuno esplorare gli effetti della coabitazione di discipline e funzioni diverse in un unico spazio: spesso si tratta solo di un nuovo contenitore per vecchi contenuti, ma la prossimità può stimolare la nascita di format inediti di arte e comunicazione.

CASI E TERRITORI

A caratterizzare questo scenario, al di là dei modelli e delle grandi istituzioni, che tendono a somigliarsi, vi è una galassia di esperienze di dimensioni molto diverse e difficilmente riconducibili a modelli comuni, ciascuno con una propria identità, da grandi centri metropolitani a realtà più piccole e a volte decentrate. Anche le aree territoriali presentano specificità che derivano da storie e tradizioni, sviluppo e scelte politiche.

CONFRONTI INTERNAZIONALI

Il confronto con la realtà internazionale, e in particolare con l’Europa e con la regione mediterranea, può aiutarci a capire le eventuali specificità della situazione italiana e alcune possibili linee di sviluppo.

Tra i format si possono segnalare, per esempio:

# gli Idea Stores https://www.ideastore.co.uk/ : nati a Londra dallo sviluppo delle funzioni delle biblioteche: “Idea Stores are more than just a library or a place for learning. As well as library services, they offer a wide range of adult learning courses and an extensive activities and events programme.”

# gli Impact Hub http://www.impacthub.net/ : “An innovation lab. A business Incubator. A social enterprise community center. Impact Hub offers you a unique ecosystem of resources, inspiration, and collaboration opportunities to grow the positive impact of your work. Joining our diverse community of members and collaborators will inspire, connect, and enable you to develop your best work every step of the way.”

Si sono create anche reti tra realtà nate in diverse località europee e che si sono in qualche modo riconosciute tra loro, per esempio:

# Trans Europe Halles, http://teh.net/ : “A network of cultural centres initiated by citizens and artists. Our mission is to strenghten the sustainable development of non-governmental cultural centres and encourage new initiatives by connecting, supporting and promoting them. We facilitate international cooperation, provide opportunities for learning and sharing, and promote the practice, impact and value of arts and culture”.

# Banlieues d’Europe, con particolare attenzione alle periferie, che non opera più.

IL RAPPORTO CON LA CITTÀ

Anche dal punto di vista architettonico, le tipologie sono assai diverse e pongono problemi diversi. Vi sono spazi ideati fin dall’inizio come hub multifunzionali, e dunque progettati e costruiti ex novo. In altri casi si tratta di edifici preesistenti, destinati originariamente a un’altra funzione, che sono stati ristrutturati e riqualificati. Molto spesso si tratta di immobili industriali, in altri casi di edifici storici o monumentali, che hanno trovato una nuova vita.

Infine ci sono spazi nati e a lungo utilizzati con una funzione specifica, per esempio un teatro o un cinema, che allargano le loro funzioni, o ampliano gli spazi di loro competenza arricchendoli di nuove funzioni e attività.

Vanno analizzati i costi dei progetti e i requisiti tecnici: per quanto riguarda in particolare gli spazi recuperati (in genere edifici storici o immobili industriali) il rischio è di offrire condizioni inadeguate alla fruizione di eventi spettacolari.

E’ altresì cruciale il rapporto con il territorio e con le politiche di sviluppo urbano. Tutti questi spazi hanno impatto significativo sulla realtà in cui si inseriscono, ma alcuni di essi hanno proprio l’obiettivo di contribuire alla riqualificazione di un quartiere cittadino. Alcune amministrazioni pubbliche hanno deciso di utilizzare le potenzialità di questi progetti per ambiziose politiche sociali e culturali.

Questi modelli in evoluzione possono trovare le loro radici, o un precedente, in esperienze più antiche. C’è l’epopea delle Case del Popolo, e quella dei Circoli ARCI e dei Centri Sociali, nati a cominciare dagli anni Settanta, che oggi devono confrontarsi con questa realtà in mutamento. Ma non possiamo dimenticare spazi marginali riadattati ad attività culturali, a cominciare dalle cantine e dai teatrini degli anni Sessanta e Settanta. Il confronto con queste esperienze può illuminare gli elementi di continuità e discontinuità, e valorizzare le potenzialità di sviluppo dei modelli che arrivano dal passato.

In questo ambito, la dimensione fisico-spaziale ha un ruolo fondamentale.

Le tecnologie digitali rappresentano un elemento di novità, che rende possibili diverse attività a cominciare dal co-working. L’integrazione delle nuove tecnologie, con tutte le opportunità e i rischi che comportano, implica un diverso approccio alla progettazione e all’allestimento degli spazi: il collegamento con la domotica è immediato.

PROSPETTIVA LAVORO

Il lavoro è un tema centrale, soprattutto nel perdurare della crisi economica, almeno per il nostro paese, e di fronte alla svalutazione e alla precarizzazione del lavoro culturale e artistico.

Queste imprese e organizzazioni offrono nuove opportunità di occupazione e spingono verso la creazione di inedite figure professionali, che richiedono una preparazione specifica. Queste figure vanno identificate e definite, sono in evoluzione e potrebbero richiedere appositi percorsi formativi.

Alcuni di questi spazi offrono la possibilità di co-working, alcuni fungono da incubatori e acceleratori di start-up. E’ opportuno esaminare gli obiettivi economici e relazionali dei soggetti coinvolti, da un lato chi gestisce e sostiene il co-working o l’incubatore, e dall’altro gli utenti.

In prospettiva imprenditoriale, vanno valutati l’impatto economico del co-working e degli incubatori/acceleratori, sia per il soggetto che li ospita sia per i soggetti che usufruiscono di questi servizi e per gli eventuali investitori. In questo caso, va verificata la necessità o l’opportunità di un coordinamento da parte di chi gestisce lo spazio nella scelta degli utenti di questi servizi e dei servizi di cui possono usufruire.

Strettamente collegata a questo tema è l’attività di formazione. Molte di queste realtà ospitano corsi, seminari, laboratori, workshop. Emblematica l’evoluzione di H Farm, che ha attivato un campus destinato a coprire l’intero ciclo scolastico. Questa attività ha un impatto sia sull’economia dell’impresa, sia sull’acquisizione di nuove fasce di utenti, sia nella formazione professionale vera e propria.

PUBBLICI ORIZZONTALI E VERTICALI

Chi frequenta questi spazi? Si tratta di pubblici “verticali”, ovvero persone appassionate ogni volta a una specifica attività e disciplina? Oppure è un mix “orizzontale” di pubblici incuriositi da attività diverse, che si riconoscono in una tipologia di offerta e di attività? E’ un  elemento cruciale nel caso di spazi originariamente deputati a un’unica disciplina, che hanno ampliato e rimodulato la gamma dell’offerta.

Realtà di questo genere possono avere un ruolo importante nella diffusione dei consumi culturali, in particolare per l’allargamento, la formazione e la partecipazione del pubblico (audience development, audience involvment and engagement). Alcuni progetti attivano “buone pratiche” per abbassare la soglia d’accesso ai giovani, ai nuovi italiani e in generale a fasce di cittadini con bassi consumi culturali, soprattutto nei quartieri periferici.

Etre

Fondazione Giangiacomo FeltrinelliChe fare

 

Questa edizione delle Buone Pratiche del Teatro è frutto del gruppo di lavoro composto da Silvia Bovio, Cristina Carlini, Vera Erembourg, Mimma Gallina, Bertram Nissen, Oliviero Ponte di Pino.




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