#BP2017 Distribuzione | I Circuiti tra rischio culturale, rischio d’impresa e rischio di fruibilità

L'intervento di Fondazione Toscana Spettacolo in occasione delle Buone Pratiche della Distribuzione di Firenze del 27 novembre 2017

Pubblicato il 20/12/2017 / di / ateatro n. #BP2017 , 163 , Passioni e saperi

Le Buone Pratiche della Distribuzione, Firenze, 27 novembre 2017

Mercato: a) L’àmbito (non necessariamente determinato topograficamente) delle contrattazioni e degli scambî di beni (o servizî) in quanto ne determinano la fissazione del prezzo e il suo andamento (…) in quanto fornisce ai produttori informazioni indispensabili per decidere cosa produrre e in quale quantità, e ai consumatori informazioni sui prodotti (…).(da Dizionario Treccani).

In altre parole, materialmente o astrattamente, è quell’ambito nel quale domanda e offerta si incontrano.  Noi circuiti siamo quello snodo, con particolare riferimento alle aree non metropolitane. Siamo quindi multiformi, oltre che multidisciplinari, dobbiamo cioè perseguire l’equilibrio tra locale, regionale, nazionale e, in alcuni casi, europeo. E’ necessario ricordare, tuttavia, che non siamo i soli a rappresentare il mercato, anche se ne copriamo una porzione importante. Tanto è vero che da una analisi dei dati dei 12 Circuiti associati A.R.T.I. (Associazione Reti Teatrali Italiane/Agis) nel 2016 sono state realizzate 6.330 recite/rappresentazioni in 429 Comuni con l’utilizzo di  730 teatri e spazi attrezzati.
Una bella responsabilità.
Sì, perché ci rivolgiamo a comunità diversificate, che nella maggior parte dei casi dispongono di un solo teatro. E in quell’unico spazio dobbiamo concentrare una

“programmazione di qualità volta a diffondere la pluralità dell’offerta culturale (…) con l’obiettivo, nel perseguimento di finalità generali di solidarietà e di inclusione sociale, della massima possibile fruizione di tali attività da parte di tutte le potenziali fasce di destinatari, ivi comprese le categorie meno favorite” (da Statuto Fondazione Toscana Spettacolo onlus).

Significa concentrare in un unico cartellone – che in una media complessiva non supera i 10 titoli – un mix di tradizione, innovazione e rischio culturale, creando un efficace equilibrio tra questi elementi: dal punto di vista culturale, di giusta fruibilità, e non ultimo, dal punto di vista economico.
Mi spiego: il circuito, a differenza delle agenzie, opera per sviluppare pensiero e progettualità interpretando le istanze del territorio, cercando una sintesi tra la necessità di avere la giusta affluenza (altrimenti – all’interno dei consigli comunali – le opposizioni ritengono il teatro superfluo e dispendioso, in relazione ad altre “urgenze”) e la necessità di stimolare curiosità nello spettatore. Ma per ottenere al meglio questi risultati, senza dover indulgere ad un eccesso di proposte popolari, sono necessari investimenti in un momento in cui le amministrazioni locali non hanno sufficienti risorse. Investire nel nuovo non si traduce soltanto nella scelta di spettacoli più “fragili”, significa anche creare un ambiente che li protegga, a partire da azioni di marketing ampio (dalla più semplice pubblicità/comunicazione, alle forme più complesse di promozione e formazione del pubblico come laboratori, lezioni, rapporti con università e scuole eccetera).
Sono investimenti importanti, non solo in strategie ma anche in risorse umane che se ne possano occupare. Poche sono le amministrazioni locali che possono investire in questo ambito, anche se con grandi sforzi lo fanno. Soprattutto in una regione fortunata e motivata come la nostra. Va considerato poi, che oltre ai costi artistici condivisi con noi, i Comuni devono sostenere autonomamente costi di gestione dei teatri in costante crescita.
E qui diventa importante il nostro lavoro, benché per noi non sia possibile essere presenti sui territori. Il più delle volte, fatte le scelte artistiche, dobbiamo affidarci alle risorse umane dei territori stessi, risorse che sono in continuo calo negli Enti Locali… FTS, grazie al convinto sostegno della Regione Toscana, può investire in questo ambito. Nel 2016 i costi sostenuti per le iniziative di promozione e formazione del pubblico; attività per l’infanzia e la gioventù, pubblicità e comunicazione hanno superato i 700.000,00€. Sono investimenti importanti che significano compensi per giovani compagnie, soprattutto toscane, coinvolte in queste attività e si traducono in promozione e formazione, per i cittadini e per le compagnie, che possono entrare in stretta relazione con i territori e diventare riconoscibili, oltre a creare un ascolto che consente loro di registrare il proprio linguaggio artistico, partendo dal dialogo con gli spettatori. Ma è difficile fare di più se si pensa che le risorse che ci provengono dal FUS – per queste attività – non superano i 30.000,00€ e questo evidenzia una impostazione che non punta sul marketing in senso ampio ma forse confida nell’artigianalità (o volontariato?) di queste iniziative e si basa prevalentemente sulle scelte artistiche.
Per raggiungere quindi la più ampia affluenza e fruibilità, per i Circuiti è ancora importante avvalersi anche del “nome (o titolo) in ditta”. Spesso la programmazione di questi spettacoli è in grado di supportare e proteggere le produzioni senza nomi o titoli. In molti casi infatti gli spettacoli di maggior richiamo si autofinanziano con gli incassi e questo ci consente di investire negli spettacoli più “fragili”. Lo sbilanciamento di investimenti sulla creazione artistica è leggibile tra l’altro, per quanto riguarda il FUS, anche dagli indicatori della qualità indicizzata del D.M 27 luglio: i Teatri Nazionali, i Teatri di rilevante interesse culturale, le Imprese e i Centri di produzione non hanno più l’indicatore dell’”ampliamento del pubblico” e dell’”incremento del tasso di utilizzo delle sale”. I Circuiti e gli organismi di programmazione sì. Significa che per noi è quanto mai importante l’area di attività che ruota intorno all’audience development. Per noi “rischio culturale” deve fare rima con “rischio fruibilità” e “rischio d’impresa”.
Per questo è sempre più necessario differenziare le entrate per poter sostenere il nuovo o il poco noto. I privati paiono essere particolarmente sensibili a questo ambito, persuasi che lo sviluppo sociale sia strettamente connesso allo sviluppo culturale: e cito l’Unicoop Firenze che da anni ci supporta in tante iniziative di facilitazione all’accesso soprattutto per i giovanissimi, come il recentissimo “Under 30”; il Bando “Nuovo pubblico” della cassa di Risparmio di Firenze; AXA assicurazioni con il bando “NATI PER… per la società di oggi che ha a cuore il futuro”; o ancora la SIAE con “S’illumina” di cui ha parlato Matteo Negrin.
Ecco quindi che abbiamo bisogno di forti alleanze, molte delle quali sono rappresentate dai network (molti li abbiamo sentiti oggi, e FTS partecipa a tutti di cui si è parlato), che non sono solo un valido supporto per tutto quanto ho appena detto, ma anche per i giovani e i non emersi che, meno di noi, dispongono di sostegni e strumenti per promuoversi.
Concludo facendo un esempio di incroci fortunati di opportunità: “E’ sempre Domenica” ha vinto IN BOX 2017. E uno spettacolo di giovani che affronta il tema del lavoro dei giovani. Oltre alle “curriculari” repliche del bando noi lo programmeremo in un progetto – per noi molto importante – che affronta concretamente il “rischio culturale”: una serie di iniziative da svolgersi nei centri per l’impiego, in collaborazione con il Settore Servizi per il lavoro di Massa Carrara, Lucca e Pistoia della Regione Toscana. Una felice combinazione di temi, contesti, luoghi, prospettive.




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