La Cittadella Spettacolo

Il progetto del Teatro Franco Parenti

Pubblicato il 28/10/2004 / di / ateatro n. #BP2004 , 075

E’ un progetto che prende il via quasi dieci anni fa quando si verificò la necessità di risanare e mettere a norma la vecchia sala di via Pier Lombardo.

Erano gli anni in cui si stava creando una nuova nomenclatura del teatro italiano con l’identificazione degli organismi (o delle personalità) su cui investire e con lo scoraggiamento (attuato soprattutto manovrando i rubinetti delle sovvenzioni, ma anche in altre forme) degli altri.
Erano tempi in cui la prospettiva di ridurre il sostegno pubblico lasciava poco spazio alla valutazione dei contenuti e dei progetti, mirando a creare uno status il più possibile privo di voci dissenzienti.
In questo quadro la storia del Teatro Franco Parenti, il suo ruolo nella città e nel panorama nazionale, la salvaguardia e lo sviluppo della sua funzione artistica risultarono non interessare l’establishement politico-istituzionale e il progetto della sua ristrutturazione finì per diventare il problema privato di chi ci lavorava dentro. Un problema da risolvere personalmente, con il sostegno dei privati.

Questo è stato l’inizio di un cammino abbastanza avventuroso e che solo ora comincia a vedere il traguardo, che ad ogni passaggio ha spostato il progetto in avanti, rendendolo più complesso e più ambizioso.
La Milano ricca sensibile alla cultura, non era toccata dal problema della messa a norma di un teatro, ma si mostrò interessata a sostenere la creazione di qualcosa di nuovo, che offrisse alla città opportunità culturali diverse.
Con questo obiettivo, nel dicembre 1996 è nata la Fondazione Pier Lombardo (primo esempio italiano di fondazione di partecipazione sul modello anglosassone) che ha raccolto molti importanti nomi dell’ imprenditoria, delle istituzioni commerciali, delle banche, ecc.
Sull’impegno dei privati è scattata la partecipazione degli Enti locali secondo un criterio di sussidiarietà che ha portato il Sindaco di Milano a promettere un intervento finanziario pari a quello che effettueranno i privati.

La trasformazione del Teatro Franco Parenti in una vera Cittadella spettacolo avviene mediante la riaggregazione di diversi spazi adiacenti, precedentemente adibiti ad usi commericali. I lavori di valorizzazione e ristrutturazione tra il dicembre 2005 e il gennaio 2006 consegneranno alla città (che ne è proprietaria, avendola data in concessione venticinquennale alla Fondazione) un complesso di 5.200 metri quadrati con tre sale teatrali, alcuni spazi multiuso, una caffetteria con postazioni internet e possibilità di ristorazione e con un accesso all’adiacente Piscina Caimi, per l’uso della quale è stata posta in essere un’altra, apposita convenzione.
Il progetto è curato dall’architetto Michele De Lucchi e dallo scenografo Gianmaurizio Fercioni.

L’aspetto architettonico e strutturale, per altro all’origine di tutto quanto, non è che il riflesso di un diverso problema, quello della gestione e funzionamento di un complesso di queste proporzioni, in una prospettiva di contributi pubblici già insufficenti ora e in futuro prevedibilmente sproporzionati alla mole di attività.

La fisionomia della Cittadella corrisponde a un progetto artistico mirato al confronto e alla contaminazione tra generi diversi, generazioni diverse, culture diverse e diversi tipi di pubblico.
In questi anni la cooperativa Teatro Franco Parenti ha lavorato per creare attorno all’attività teatrale una serie di altre attività, organizzate attraverso strutture dedicate.
Sono nate così la Pier Lombardo Danza, diretta da Susanna Beltrami, per lo sviluppo del lavoro di creazione e di formazione non solo tersicoreo; la Pier Lombardo Culture che promuove le manifestazioni culturali e che figura tra i protagonisti del nuovo trend di eventi filosofici e letterari che richiamano grandi affluenze; la Pier Lombardo Ragazzi e Bambini che cura, sempre in una formula che alterna le rappresentazioni con i laboratori, la formazione del pubblico futuro; la Pier Lombardo Eventi che utilizza i linguaggi e la forza comunicativa del teatro per realizzare manifestazioni al servizio delle aziende.
La multidisciplinarità, in questo senso, appare lo strumento capace di aggirare l’attenzione distratta delle istituzioni e una sfida alla possibilità di reinventare la funzione pubblica dei teatri di seconda generazione, quelli che hanno eroso il ruolo degli stabili pubblici aprendo il ventaglio delle opportunità.
Una sfida che si confronta professionalmente con i modelli “aziendali” cogliendone le tecniche di marketing, comunicazione e controllo di qualità ma non ponendosi come parodia delle regole e degli obiettivi delle aziende economiche.

Gianni_Valle

2004-11-02T00:00:00




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