Tino Caspanello tra il Kosovo e l’Italia

Quadri di una rivoluzione a Priština e Fragile a Nardò

Pubblicato il 09/06/2021 / di / ateatro n. 178

Quadri di una rivoluzione di Tino Caspanello, testo edito in Italia per i tipi di Editoria & Spettacolo, tradotto in Kosovo, continuerà a replicare fino al 25 giugno, con la regia di Kaltrim Balaj, al Teatro Nazionale del Kosovo, a Priština. Jeton Neziraj e Caspanello raccontano del loro incontro con grande trasporto e stima.
Per Neziraj:

Grazie all’invito che Tino Caspanello mi rivolse pochi anni fa per la sua residenza internazionale di drammaturgia, ho potuto far conoscere il mio lavoro e pubblicare cinque dei miei lavori, con l’editore Maximilian La Monica, in Italia. Ma non si è trattato di solo lavoro. Io e Tino siamo diventati amici e ho potuto così conoscere la sua qualità di autore e restarne affascinato. È stato naturale per me immaginare di tradurre e pubblicare i suoi lavori nel mio Paese, certo che i teatri avrebbero accolto la sua poetica. La Monica e Caspanello sono venuti in Kosovo e questa opportunità ci ha permesso di confrontarci attraverso presentazioni e letture pubbliche. Quadri di una rivoluzione viene già messo in scena e sono certo che presto anche il suo Mari troverà spazio nei nostri teatri, non solo qui ma anche in Albania. Il lavoro di Tino sembra adattarsi perfettamente al panorama politico e sociale del Kosovo. Ma è noto che una buona rappresentazione teatrale si adatta sempre a qualsiasi contesto, non importa se in Italia, in Kosovo o altrove. Spero che possiamo tradurre di più dal suo lavoro. Non è Tino che ne beneficia, ma noi, il pubblico del Kosovo, i teatri del Kosovo. Ci arricchiamo di una grande scrittura, di idee taglienti… E Tino ha tutte queste qualità.

Per Caspanello:

Anni fa avevo letto un testo di Jeton, Il volo sopra il teatro del Kosovo, e mi aveva subito incuriosito per quel taglio che metteva insieme ironia e problematiche politiche relative a quel Paese, ma che potremmo riconoscere, negli aspetti più generali, a ogni latitudine. Come d’abitudine, ho cominciato a informarmi su questo autore, sugli altri suoi testi, sulle sue attività e l’ho invitato a partecipare a Write. Durante la residenza abbiamo avuto modo di conoscerci meglio, io ho apprezzato ancora la sua scrittura così tagliente e leggera allo stesso momento e, finalmente, in occasione della pubblicazione in Italia del volume con alcuni suoi testi, a cura di Editoria & Spettacolo, sono riuscito a entrare più in profondità nelle pieghe del suo lavoro. Jeton, come già raccontato da lui, ci ha invitati a Pristina per la presentazione del volume con due miei testi; là ho conosciuto attori, traduttori, siamo stati a teatro, al centro che Jeton dirige, Qendra Multimedia, abbiamo incontrato alcune scuole, ho potuto vedere e apprezzare un Paese noto soltanto per le vicende che anni fa erano raccontate dalla cronaca, e che, ovviamente si limitavano agli episodi di guerra, ma che adesso era possibile scoprire attraverso le conversazioni, l’entusiasmo e l’impegno di chi ha operato per la rivendicazione della sua indipendenza.

Ha debuttato in Italia, dal 28 maggio al 2 giugno, una nuova versione di Fragile al Teatro Comunale di Nardò in provincia di Lecce, dopo una residenza che ha visto impegnati – oltre Caspanello, anche alla regia – Cinzia Muscolino per le scene e i costumi dello spettacolo, e gli attori Silvia Civilla e Pietro Pizzuto. Lo spettacolo pubblicato in Teatro per Editoria & Spettacolo nel 2012 era andato in scena nel 2009 con in scena Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi. Due artisti di strada si ritrovano finalmente dentro un teatro tutto per loro “come essere al centro del mondo”, ma un mondo che puzza un po’ perché è rimasto chiuso troppo a lungo. Un palloncino che scoppia e poi un altro da gonfiare, un bastone e un cappello per essere pagati, trovarobato per giocare “troppo” sul serio al teatro.

Danzare è come volare, ma i palloncini non devono scappare via, altrimenti i bambini piangono. Lui è un poeta che non ha mai scritto poesie ma vive e faceva l’imbianchino ma senza saper tirare linee dritte, a differenza dei personaggi di ‘Nta ll’aria, ma è capace di disegnare le curve del mare.  C’è anche in questo testo la presenza epifanica della donna bambina che, seduta sulle ginocchia dell’uomo, riesce a svelare ciò che è più segreto, rendendo la sua presenza una chiave necessaria di lettura, o semplicemente il punto interrogativo su cui si possa aprire la domanda che è già racchiusa nel titolo dell’opera. La paura della morte dell’altro, di non essere capace di custodirlo con il proprio amore, la minaccia di andare via che cozza con quella di restare della protagonista di Mari. Uno spettacolo che è un prezioso compendio della poetica di Caspanello fatta di buio, profumo di gelsomino, di amore eterno e di morte quale metafora dell’andare in scena. Solo la fine può dare inizio al desiderio di ciò che non vi è più.




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InformazioniVincenza Di Vita

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