#politicopoetico | 500 ragazzi che sognano insieme la città del futuro e 14 solitudini
Il progetto Politico Poetico del Teatro dell'Argine
Grazie ai contributi di Giulia Alonzo e Vincenza Di Vita, Ateatro presenta un ampio dossier dedicato al progetto Politico Poetico, realizzato dal Teatro dell’Argine tra il 2019 e il 2021, durante i difficili mesi dell’emergenza sanitaria.
Ci è sembrato un progetto importante, che merita la attenzione di Ateatro per diversi motivi.
In primo luogo, il lavoro con la comunità degli adolescenti: centinaia di ragazzi coinvolti nelle diverse fasi di un progetto di teatro politico (o civile, se si preferisce), ma soprattutto in un’utopia concreta. In secondo luogo, la realizzazione di un progetto di teatro partecipato, o più in generale di arte partecipata, che si riverbera sulla rete e sui social. Infine, la capacità di utilizzare le nuove tecnologie in maniera creativa e modulandole sulla base delle esigenze relazionali, comunicative e poetiche dei diversi progetti (e delle successive fasi dei progetti).
Tutto inizia il 28 novembre 2019, quando la Compagnia del Teatro dell’Argine presenta, davanti a una platea di 400 studenti, Politico Poetico, il nuovo progetto artistico e di cittadinanza attiva nell’ambito di Così sarà! La città che vogliamo, promosso da ERT – Emilia Romagna Teatro. Le ragazze e i ragazzi arrivano da tutti gli istituti superiori della Città Metropolitana di Bologna, con tanto di tifoseria quando dal palco nominano la scuola di appartenenza.
Ripescando il claim “Politico Poetico è pensare globale e agire locale”, Politico Poetico si propone come “un nuovo patto per teatro, adolescenti e città”. Un progetto di portata rivoluzionaria per sensibilizzare i giovani all’impegno politico e sociale e per creare un ponte tra il pensiero e l’azione, mettendo in relazione le idee dei ragazzi e la città.
Vengono chiamati nomi illustri per stimolare la giovane platea: il conduttore Pif sottolinea l’importanza di resistere, la scrittrice Igiaba Scego ricorda che politica è anche poesia, il segretario AsviS Luigi Ferrata sottolinea che è importante unire razionale e irrazionale per le progettazioni culturali, il vicepresidente nazionale Legambiente Edoardo Zanchini trova politico e poetico investire nelle strutture culturali, come teatri, biblioteche… La progettista culturale Ilda Curti ricorda che la politica è fatta di storie vere, che sanno di sudore e vita, e poi ancora l’antropologa Annamaria Fantauzzi, l’ingegnera per l’ambiente e il territorio Sara Pennellini, Elisa Petrini di Impronta Etica, Marco Frey, presidente Global Compact Italia, e Pietro Ceciarini, esperto di startup e innovazione sociale.
Il progetto Politico Poetico prevedeva due azioni principali, che avrebbero dovuto concludersi a giugno 2020. La prima azione era il Parlamento, un laboratorio di cittadinanza attiva organizzato in decine di tavoli tematici, migliaia di ore di laboratori, conferenze e serate pubbliche sui temi dell’Agenda 2030 dell’ONU. Una call to action per giovani della Città Metropolitana di Bologna tra i 14 e i 18 anni con idee e suggerimenti, in un percorso culturale-partecipativo per ripensare insieme la città di domani con 5 tavoli di lavoro: Ambiente, Lavoro ed Economia, Disuguaglianze, Città e Comunità, Pace e Giustizia.
La seconda azione, Il Labirinto, era invece uno spettacolo immersivo ed esperienziale per dare voce all’adolescenza più fragile e nascosta.
Quel 28 novembre nessuno poteva immaginare che in due mesi il mondo sarebbe cambiato per sempre.
Una sfida che non si è arresa alla pandemia
La pandemia ha cambiato le carte in tavola in tutto il mondo. Molte progettualità sono state cancellate in attesa di vedere la luce in fondo al tunnel. Ma Politico Poetico non si è fermato, è proseguito con workshop, incontri e approfondimenti e dibattiti, alternando online e presenza in base al cambiamento di colore della Regione. E con un anno di dilatazione, in cui il lavoro è aumentato insieme ai ragazzi che hanno aderito al progetto, il 16 maggio 2021 i 500 ragazzi coinvolti con i loro 400 progetti e 300 monologhi sono stati pronti per incontrare la città.
Per cominciare, un flash mob in presenza, in carne e ossa, nel cuore di Bologna, in piazza Maggiore. Una rappresentanza di quest’orda è salita sulla propria cassetta di frutta, un podio improvvisato dal quale ha lanciato la propria idea per la città. E per chi non ha potuto essere quella domenica a Bologna, tutte le proposte sono visibili online nella ricostruzione di una città virtuale.
Dalle finestre di case e condomini compaiono i video dei ragazzi. Per esempio quello di Asia, del liceo Arcangeli, che propone una legge in cui per ogni opera urbana che impatti sull’ambiente si pianti un quantitativo di alberi tale da compensare l’impatto; o di Gabriele, del liceo Fermi, che vorrebbe sensibilizzare sul tema delle carceri in Italia. O di Giuseppe, del liceo Minghetti, che vorrebbe installare un distributore di idrogeno a Bologna per far vedere come questo innovativo carburante possa alimentare il paese. O ancora Giorgia, del liceo Righi, che con una serie di interviste ha cercato di sensibilizzare sul tema delle disuguaglianze di genere.
Dopo la performance in piazza Maggiore, la sera di lunedì 17 maggio in modalità blended, online e dal vivo presso il Teatro Arena del Sole di Bologna, il Parlamento, ovvero una delegazione di 25 ragazzi, ha letto le 5 lettere riassuntive dei 5 temi principali. In platea, i rappresentanti delle istituzioni, dal presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini alla sua vice Elly Schlein, e ovviamente molti cittadini. La questione “Ambiente” ha riscosso molta partecipazione, con proposte originali e coinvolgenti: oltre ad aumentare gli alberi sul territorio, c’è chi propone di piantare un albero per ogni gol della squadra di quartiere; si chiedono maggiore attenzione per la raccolta differenziata e politiche antispreco per imparare a consumare con più oculatezza. La questione delle “Disuguaglianze” ha raccolto il maggior numero di adesioni, con ben 126 progetti sui 400 presentati, indice forse che molti adolescenti vivono quotidianamente sulla propria pelle qualche forma di discriminazione (di genere, razziale, fisica, mentale, sessuale…). Molte le proposte che chiedono maggior dialogo e occasioni di confronto, in cui poter toccare con mano la disuguaglianza e rendersi conto che quando si beve un caffè si è invece tutti uguali. Il tavolo “Pace e Giustizia” è stato quello con meno progetti, non per disinteresse, ma perché i temi sono molteplici e molto complessi. In tutti la tragica domanda che sorge è se lo Stato sia veramente interessato al benessere dei propri cittadini. Commovente il video in cui Matteo racconta che i suoi genitori sono stati in luna di miele in Egitto. Lui però all’Egitto associa Patrick e Giulio e non sceglierebbe mai questo paese per la sua vacanza matrimoniale. La lettera del tavolo “Lavoro ed Economia” si apre con un colloquio immaginario, liberamente ispirato alla realtà, in cui emerge con chiarezza la distranza tra i giovani e il mondo del lavoro. Diverse proposte puntano ad avvicinare questi due universi: c’è chi ha lanciato una app per dare consigli legali e chi vuole insegnare online come tenere il bilancio di una famiglia. L’ultimo tavolo, “Città e Comunità”, vede al primo posto il problema dei mezzi di trasporto, con l’incremento dei bus per chi abita nella Città Metropolitana e l’aumento delle piste ciclabili per vivere meglio il centro.
In un teatro nuovamente pieno dopo oltre sei mesi di chiusura, le voci di speranza e la voglia di futuro di ragazzi e ragazze che hanno continuato a immagine il proprio futuro, disegnandolo più verde, più giusto, più equo, hanno fatto dimenticare il clima di morte e di paura in cui siamo sprofondati per oltre un anno. L’idea di cambiamento e di un possibile miglioramento, e non il ripristino del “come prima”, ha innescato una rivoluzione gentile, da attuare subito, per poter ripartire e iniziare a progettare un nuovo futuro. Ma anche le istituzioni devono fare la loro parte…
Trovare chi rimane nascosto
Durante questi due anni, a un certo punto la Compagnia dell’Argine si è accorta che quei 500 ragazzi, sppure tantissimi e rappresentanti della maggioranza, non includevano la totalità dell’adolescenza. Quelli che per timore, imbarazzo, problematiche domestiche o fisiche, quelli che hanno dovuto abbandonare la scuola precocemente… tutti costoro non avevano nemmeno la voce per raccontare il proprio disagio. Così è nata l’idea di Il Labirinto, la seconda parte di Politico Poetico, ovvero il racconto di quattordici esperienze visive e sonore di sette ragazze e sette ragazzi in stato di disagio, raccolte grazie alla collaborazione con alcune associazioni cittadine che operano sul territorio bolognese a stretto contatto con le problematiche individuate. Dal bullismo alla droga, dall’autolesionismo alle violenze minorili, Il Labirinto è un’immersione totale, grazie anche alla fruizione tramite i visori di realtà virtuale, che amplifica l’immedesimazione nel disagio e avvicina al mondo di chi sta rappresentando.
Il Labirinto è stato presentato il 30 maggio 2021 al Teatro Arena del Sole di Bologna, con Andrea Bortolotti, fondatore della TouchLabs, che ha fornito i visori, Elena Buccoliero, direttrice della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati, e con Andrea Paolucci, regista e cosceneggiatore del progetto. Lo spettacolo, o meglio l’esperienza, si poteva fruire dal 17 al 27 giugno presso l’Istituto Aldini Valeriani di Bologna: ogni spettatore, da solo in una delle aule, si trovava abbandonato in questo labirinto: per raggiungere l’uscita, doveva percorrere tutte le tappe del viaggio. Un percorso in cui ci si ritrova faccia a faccia con alcune delle problematiche più pesanti e difficili per chi è adolescente oggi, ma con cui tutti, direttamente o indirettamente, siamo entrati in contatto.
Cinquanta minuti di immersione, dove ognuno mette in atto il proprio istinto di sopravvivenza, perché Il Labirinto ci costringe a confrontarci anche con i disagi repressi, i sensi di colpa che abbiamo tentato di nascondere, ricordandoci però che la salvezza si può raggiungere solo affrontando il nostro Minotauro.
Un progetto importante, da mostrare nelle scuole. Non tanto agli adolescenti, ma soprattutto ai genitori, agli educatori e a chi entra in contatto con i ragazzi, perché accende i riflettori su problemi che non possiamo ignorare se vogliamo costruire progettualità per i cittadini attivi e consapevoli di domani.
Ma sono le istituzioni che ora devono avere il coraggio di raccogliere le suggestioni proposte dai ragazzi e ripensare il futuro delle nostre città.
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