Pettegolezzeria. Albertazzi tiene in caldo la poltrona del Teatro di Roma fino al 2006: ma per chi?

Il toto-successione, con qualche candidato

Pubblicato il 13/11/2004 / di / ateatro n. 076

ateatro, che ormai mi pare l’’ANSA sfigata dello sfigato teatruccio italiano, ha subito rilanciato la notizia: grazie a un accordo bipartizan (come chiamano ora la lottizzazione), Giorgio Albertazzi è stati prorogato per un anno, resterà direttore del Teatro di Roma per tutto il 2005. Certo, meno spudorato della proroga veneta a De Fusco, ma insomma, che bisogno c’era di prorogare Albertazzi? Non sta certo lasciando un segno nella storia del nostro teatro pubblico – ma forse è proprio per questo che l’hanno messo lì.
Quelli che fanno finta di saperla lunga dicevano che l’accordo per le poltrone di Largo Argentina (il sinistro Forlenza alla Presidenza e il destro Albertazzi alla Direzione) sarebbe stato rivisto dopo le provinciali. Le ha vinte la sinistra e non è successo nulla. Ora si dice che il patto verrà rivisto dopo le regionali della primavera 2006.
Nel frattempo Albertazzi si gode il mega-festival dei Teatri d’Europa, previsto per il prossimo anno.
I più maligni – e io sono uno dei più bei fiori del mazzo – pensano che il buon Giorgio resti lì per tenere caldo il posto a qualcun altro. Allora mi son messa lì, mentre mi struccavo ieri sera, per vedere quale sarà il bel culetto che si godrà il teporino chiapporuto che Giorgio ha lasciato su quella poltrona.
Poi ho chiamato un mio amico inglese, che quelli come sappiamo scommettono su tutto, dal calcio alle corse di cani, dalle prossime elezioni ai giorni di pioggia nel Dorset, gli ho raccontato come stanno le cose e mi sono fatta dare le quote.

Massimo Castri, perché quando c’è da nominare il direttore di uno stabile, il suo nome gira sempre e comunque. E siccome ha da poco diretto un festivalone destinato a passare alla storia come la Biennale 2004, un festival all’anno sarebbe stato un po’ troppo. Dunque Roma sì, Festival dei Teatri d’Europa no. Ma tanto poi non lo nominano, e se lo nominano dura poco… Quota: 103.

Giovanna Marinelli, perché prima o poi Veltroni non sarà più sindaco, il Mercandante ha già dato asilo politico a molti profughi della sinistra romana e sulla poltrona di direttore c’è già il suo ex-collaboratore (all’ETI) Ninni Cutaia. Al Teatro di Roma farà certamente bene e magari rilancerà anche l’India. Quota: 16.

Walter Le Moli, alias «Walter Ego», il cui mandato allo Stabile di Torino scade proprio tra un anno e che potrà così coronare la sua resistibile ascesa fino alle vette del teatro italiano, passo dopo passo. Le malelingue (ma io non sono certo fatta così) dicono che a Torino dopo le Olimpiadi non potrà girare senza scorta: ma se non gli rinnovano l’incoraìico a garantire la continuità c’è sempre Bruno Borghi. Quota: 3.20.
Maria Giovanna Elmi o Sabina Negri, perché in genere quelli di cui sparla ateatro quando perdono il posto ne trovano uno migliore. Quota: 20.

Giuseppe Patroni Griffi, perché al Teatro di Roma dopo Albertazzi è ora di fare spazio ai giovani. Quota: 60.

Luca De Fusco. Mi piace assai, è nu bravo guaglione, bello, buono e bravo. Il Veneto non può bastargli, anche se l’hanno già prorogato fino al 2009. Ma prima o poi, con gli appoggi giusti a Roma ci si arriva. E se gli appoggi sono davvero buoni, ci si arriva anche prima. Quota: 82.

Perfida_de_Perfidis

2004-11-13T00:00:00




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