Note sul bando del Premio Riccione TTV – Concorso Italia

Una risposta ad Anna Maria Monteverdi e Oliviero Ponte di Pino

Pubblicato il 20/05/2006 / di / ateatro n. 099

Sono sinceramente riconoscente ad Anna Maria Monteverdi e Oliviero Ponte di Pino per avere dedicato un impegnato contributo all’edizione in corso del nostro festival e in particolare al Concorso Italia. A mia volta vi sottopongo questa nota.

Il bando del TTV è volutamente molto sintetico: si limita a dire che possono partecipare al Concorso i video “riguardanti il teatro e in generale le arti sceniche”.
Il Concorso non si è mai articolato in generi (videoteatro, videodanza, etc) o in categorie (ripresa dello spettacolo dal vivo; videocreazione originale; rielaborazione per il video di un originale scenico; documentario ecc ). In questo il TTV mantiene la tradizione che lo ha caratterizzato fin dal 1985, quando fu ideato da Franco Quadri in forma di rassegna-concorso internazionale a inviti, aperta a tutte le interazioni tra la scena e lo schermo che si organizzassero in sequenze di immagini in movimento.
La parola chiave è qui tradizione, nel suo significato etimologico: nella voluta assenza di una codificazione classificatoria forte, è la tradizione inclusiva del premio che permette di accettare lavori, anche non immediatamente percepibili come “videoteatro”, purché siano nati in un contesto sociale e produttivo legato alla scena e alla pratica teatrale e di questo rechino una traccia, una eco o una vibrazione percepibile.
La pertinenza delle opere chiamate in concorso viene, dunque, riconosciuta in base ad una certa qualità del video afferente al modus teatrale piuttosto che a quello cinematografico o video-installativo.
E’ la ventennale tradizione del festival che permette l’interpretazione del panorama, variegato e frammentato, che ogni edizione presenta: ogni giuria è stata invitata prima di tutto a un colpo d’occhio generale delle opere finaliste e solo successivamente all’individuazione delle aree estetiche e produttive – non preliminarmente definite- in cui ogni singola edizione si articola.
Questa caratteristica del Concorso Italia è stata evidenziata dalla mia comunicazione del 23 dicembre 2005 agli autori, già pubblicata sul sito di www.ateatro.it. In quella occasione scrivevo, tra l’altro, che molto spesso la pertinenza “teatrale” di un video o di una installazione deriva dalla biografia teatrale dell’artista o degli artisti che hanno prodotto quell’opera piuttosto che dall’adesione dell’opera stessa a un genere “video-teatrale” più o meno ben definito: non di rado sono stati presentati – e selezionati per il Concorso- lavori “impertinenti”, che si aprivano a dimensioni pre o post teatrali, a espansioni del teatro in qualcosa d’altro ecc, in sintonia con la presenza – nelle tradizioni del teatro italiano contemporaneo d’arte e ricerca – di un legame forte tra la scena, il mondo delle “immagini in movimento” e le arti visive.
La sottolineatura della componente biografica dell’artista fatta in quell’occasione merita, tuttavia, un approfondimento e una precisazione.
La constatazione che una sensibilità e “qualità teatrale” della scrittura video possa affinarsi con la frequentazione da parte del video-maker di alcune compagnie teatrali da cui attingere stilemi, immaginarii o regole di composizione drammatica, non implica in maniera diretta e consequenziale che la pertinenza teatrale di un video sia garantita dalla componente biografica né che questa costituisca un presupposto fondamentale e fondante.
La pertinenza riguarda piuttosto modalità di manipolazione spazio-temporale, repertori iconografici o, ancora, modalità di fruizione che rimandano, a volte in maniera prepotente, alla condizione teatrale.
Emblematico è a questo proposito – a mio parere – Morning Smile di Zapruder FilmakersGroup, vincitore della nona edizione del Premio Riccione TTV. Morning Smile lavora su una chiusura e incorniciatura dello spazio e su una dilatazione temporale che fa della stanza d’albergo, set della storia, un locus teatrale dell’attesa; lo spettatore non è coinvolto solo visivamente, ma tocca ed esperisce una lentezza e una condizione di sospensione alienante. Ci si può soffermare inoltre sulla moltiplicazione della prospettiva ed sul riferimento ad un immaginario teatro barocco con l’introduzione dei siparietti – quali intervalli iconografici- dalle tavole botticelliane ispirate alla novella boccaccesca di Nastalgio. Morning Smile di Zapruder opera senz’altro su quel crinale tra teatro, cinema e arti visive condiviso da molti altri lavori del teatro contemporaneo di ricerca, a testimonianza di una contaminazione e di un dileguarsi dei generi, come rilevato, peraltro, dalla stessa giuria nel verbale di conferimento del Premio Riccione TTV 2006.
In conclusione: la giuria del nono Premio Riccione TTV Concorso Italia – si vedano gli allegati verbale e comunicato stampa – ha invitato la direzione del festival a “ridefinire, ampliandoli, i confini delle opere ammesse anche in virtù del fatto che il panorama che esse rappresentano è ormai definitivamente più ampio (…) di quello che il bando di per sé cerca di definire”.
Leggo questa affermazione come una decisa conferma della tradizione inclusiva del festival e – in esso – del Concorso Italia.

Un’ultima nota sulla forma premio: Monteverdi e Ponte di Pino suggeriscono a un certo punto del loro impegnato contributo la modalità della commissione.
Il festival ha spesso commissionato opere ad artisti italiani (nell’edizione in corso l’abbiamo fatto con Fanny & Alexander e con il Teatrino Clandestino) e continuerà a farlo.
Io rimango tuttavia molto affezionato alla modalità concorsuale, che ho sperimentato con il Premio Riccione (e poi col Tondelli) molto prima che col TTV: gettare le reti in un mare sconosciuto, esaminare quanto si raccoglie e gioire della sorpresa, dell’inaspettato! Non credo che Riccione Teatro rinuncerà a questa fatica e a questo piacere, si tratti del Premio Riccione, del Tondelli o del Concorso Italia.

Grazie dell’ospitalità e buon lavoro

P.S. Fuor di polemica, non posso non indicare alcuni errori e imprecisioni riguardanti artisti e opere che – secondo A.M.M. e O.P.d.P – non sarebbero stati presentati dal Festival: i giapponesi Dumb Type nel lontano 1992 hanno vinto il Primo Premio della rassegna concorso internazionale; non abbiamo presentato Le dernier caravansérail di Ariane Mnouchkine, ma la regista era ben rappresentata al TTV 2004 con Tambours sur la digue; abbiamo ricercato assiduamente Absolute Wilson dalla Berlinale, ma non ci è stato concesso per una questione di diritti per l’Italia ancora da definire ( e si potrebbe continuare….).
Infine e soprattutto: il TTV ha presentato in più di una occasione lavori sia di William Kentridge che di Robert Lepage (proprio a riguardo di quest’ultimo ricordo una lunga chiacchierata con A.M.M. in vista di un possibile progetto).
Il punto è un altro: è obiettivamente piuttosto ingeneroso mettere a confronto le possibilità (passate e presenti) del TTV con quelle di un grande Festival come Romaeuropa. Certo, a volte ci riesce di coronare un lungo, paziente lavoro artigianale con un buon colpo, come quando presentammo Peter Sellars in Italia prima di qualsiasi altro festival.
Presentare autori complessi e poliedrici come Lepage o Kentridge implica una adeguata disponibilità di risorse (economiche e non) con le quali coprire una rassegna di film, di spettacoli teatrali, una mostra, un catalogo, ecc… Anche per questo stiamo sperimentando il Riccione TTV a Bologna, puntando a coinvolgere le istituzioni culturali bolognesi per verificare se sia possibile passare dalla amichevole collaborazione di oggi a una modalità di co-produzione che potrebbe permettere al Festival di affrontare imprese più impegnative.

Fabio_Bruschi

2006-05-20T00:00:00




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