BP2012 Passaggio a Sud Palermo bene comune: attività in cantiere
La tre giorni ai Cantieri Culturali della Zisa
Palermo ha una vera e propria vocazione a mortificare la sua bellezza, a nasconderla e occultarla. Luoghi abbandonati, inaccessibili, dimenticati e invisibili costituiscono una trama di “vuoti”, piccoli e grandi, che puntella lintera città. I Cantieri della Zisa, lasciati (non interamente, per fortuna) in uno stato di assoluto degrado e abbandono sono uno dei casi più emblematici e gravi.
I 55.000 mq sui quali sorgono ben 19 immensi capannoni, rappresentano uno straordinario e suggestivo esemplare di archeologia industriale dalle potenzialità infinite. Qui tra la fine dellOttocento e gli anni quaranta del Novecento venivano prodotti i mobili liberty Ducrot, che hanno arredato luoghi come il Teatro Massimo di Palermo, il teatro lirico più grande d’Italia, e Montecitorio. La storia dei cantieri è lunga e accidentata: dopo vari passaggi di stato e il rischio di demolizione negli anni sessanta, sono rimasti inattivi e dimenticati per molto tempo, sino al fatidico 1995 quando, per volere della giunta Orlando (nei sui anni ruggenti), vengono acquistati dall’amministrazione comunale e offerti per la prima volta alla città.
Molti di noi ricordano lemozionante effetto sorpresa dell’ingresso in quell’area. Ci aggiravamo in avanscoperta con sguardo stuporoso e incredulo: quegli spazi avrebbero acceso la fantasia anche dei più ottusi. Il progetto era di creare una cittadella della cultura, una delle più grandi dEuropa, ed effettivamente per un breve periodo sono stati luogo di incredibile fermento. Spettacoli teatrali, mostre, seminari, laboratori, incontri, una biblioteca. L’apertura è stata suggellata dalla messa in scena de Lassalto al cielo di Thierry Salmon e in quegli anni, per moltissimi artisti nazionali e internazionali, i padiglioni sono stati officina e fucina. Per la città, un pulsante polmone d’ossigeno. La scuola di teatro Teatès di Michele Perriera aveva lì la sua sede, le compagnie teatrali e i musicisti li usavano come sala prove, gli artisti come laboratori e spazi espositivi e gli studenti ne affollavano i viali nelle pause studio. Un luogo vivo, vissuto e vitale. Poi allimprovviso il nulla, silenzio. I Cantieri tornano lentamente e mestamente al loro stato di abbandono. Alcuni (sei su diciannove) sono rimasti in vita come sede degli Istituti culturali francese e tedesco, dell’Istituto Gramsci, del Centro Sperimentale di Cinematografia e dell’Accademia di Belle Arti, per il resto solo erbacce e muffe.
La giunta Cammarata per dieci anni li ha assolutamente ignorati, nonostante avesse promesso grandi interventi e finanziamenti, e lentamente è successo che ce li siamo dimenticati. Una piccola ferita che non si rimargina ma che dopo un po’ non fa più tanto male. Un anno e mezzo fa però la ferita si è riaperta, più dolorosa che mai. Convogliando un sentimento diffuso e sopito, più di mille cittadini tra operatori della cultura, intellettuali, artisti, registi, attori, musicisti firmano una lettera aperta al sindaco Cammarata, in cui denunciano con rabbia e fermezza la gravità dello stato in cui versano i Cantieri, rivendicando l’importanza della restituzione alla città degli spazi culturali negati. I promotori della prima ora, tra cui Francesco Giambrone, già sovrintendente del Teatro Massimo di Palermo e del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Titti De Simone, operatrice culturale, Giuseppe Marsala, architetto, Emma Dante, regista, e Sandro Tranchina, organizzatore teatrale, costituiscono un comitato, “I Cantieri che vogliamo”, a cui aderiscono personalità del mondo della cultura nazionali e internazionali. I mittenti, ahimè, dopo un anno di sollecitazioni e assemblee pubbliche, non solo sono rimasti assolutamente inascoltati ma sono stati anche beffati. L’8 novembre scorso, poco prima della fine del mandato, il sindaco rivolge agli imprenditori “un invito a manifestare interesse” per i Cantieri, di fatto, escludendo dalla scena le associazioni culturali e tutti quelli che avevano accoratamente sollevato la questione del destino delle ex officine Ducrot. Il Comitato risponde a questa “provocazione” con un’arma legale e manda al sindaco una diffida con più di 70 firmatari e le adesioni di oltre 800 cittadini. La guerra è dichiarata. Nel frattempo si uniscono un numero sempre maggiore di associazioni, circa un centinaio, e di singoli individui. Il movimento cresce, è variegato, intergenerazionale e unisce formazioni, competenze e professionalità diverse. E aumentano anche le riunioni, le idee e le proposte.
Si decide di dare un segnale netto e chiaro all’amministrazione comunale. Viene indetta e organizzata una tre giorni, il 6-7-8 gennaio, di spettacoli, performance e forum proprio ai Cantieri. Cultura Bene Comune. Un presidio culturale che coinvolge moltissimi cittadini, un’assemblea pubblica con ampi spazi di riflessione, progettazione e confronto. Oltre al ricco cartellone di spettacoli ed eventi, si strutturano due forum di studio e riflessione: : “Beni Comuni” e “Politiche, pratiche ed economie per la cultura”. Si discute e si ragiona sui Cantieri Culturali della Zisa e più in generale sull’uso degli spazi a Palermo, partendo anche dal Libro bianco stilato nei mesi precedenti dal Comitato, che denuncia il non utilizzo e la negazione di più di 200.000 metri quadrati di spazi culturali in città. Ci si confronta con esponenti di altre realtà che sperimentano modelli innovativi di gestione, autogestione e partecipazione: l’incubatore La Belle de Mai di Marsiglia, la piattaforma sperimentale per l’arte contemporanea Kunstverein di Berlino, la Cascina Cuccagna di Milano e il centro sociale la Tabacalera di Madrid. E ovviamente, il Teatro Valle di Roma al cui statuto si guarda come un imprescindibile punto di riferimento. La tre giorni funziona come condensatore e detonatore di tutte le tematiche: le discussioni, lo studio e gli scambi danno origine a dei gruppi di azione che continueranno a lavorare. Un gruppo di giuristi si occupa della definizione dello statuto giuridico del nuovo soggetto per trovare una formula diversa, adatta alla sua realtà composita. Un gruppo si occupa della comunicazione. Uno del rapporto con il territorio e il quartiere, la Zisa. Un altro, formato soprattutto da ingegneri, della sostenibilità e di una possibile autosufficienza energetica dei Cantieri. Un altro ancora della progettazione partecipata, per immaginare le destinazioni possibili dei padiglioni. Un gruppo, dell’infanzia, per pensare spazi e usi ludici per genitori e bambini. L’ultimo, cura la programmazione del presidio culturale e delle successive attività aperte alla città. I diversi gruppi lavorano separatamente e periodicamente si incontrano per confrontarsi e aggiornarsi: è solo l’inizio, la sfida ovviamente è la continuità e la resistenza del movimento. Prossimo appuntamento la riunione plenaria del 12 febbraio. Cantiere aperto, lavori in corso.
sito: www.cantierizisa.it
mail: culturabenecomune@cantierizisa.it
Facebook: I Cantieri che vogliamo
Di seguito la lista delle associazioni che fanno parte del comitato “I Cantieri che vogliamo”
Albergheri(ll)a/Giardinieri di Santa Rosalia
Acunamatata
Acqua in Sicilia
Arcigay Palermo
Arsenale
Associazione Glenn Gould
Associazione Italiana Biblioteche
Associazione Malaussene
Atelier Farebase
Atelier Nostra Signora
Autonome forme
Avvertimento¬_Associazione Pass/o
Bar Garibaldi
Bibigas
Biblioteca Claudio Gerbino
Brusio NetLabel
CaneCapovolto
Centro per le Arti Tavola Tonda
Clac_Centro Laboratorio Arti Contemporanee
Compagnia MArte
Comitato cittadino per il bene collettivo
:duepunti edizioni
Duin Southside Buskers
Draghi Locopei
Fa la cosa giusta
Falsi Raccordi
Fondazione Arezzo Wave Italia-Sicilia
Generazione TQ
Gentless 3
Guerrilla Gardening Palermo
I Sicaliani
Institut Français di Palermo
Istituto Gramsci
Istituto Valdese
Laboratorio di Ricerca Musicale
Laboratorio Saccardi
Laboratorio Zeta
La Vicaria
Left
Le Formiche
Le Freschette
Liberogioco
Margini
Mesogea
Mezzocielo
Moltivolti Capovolti
Nzocchè
Navarra editore
Officine creative interculturali
PicLab
Più donne più Palermo
Preoccupati Palermo
Precari della scuola in lotta
Quartiatri
Rete Testimoni del tempo
Scuola Media Antonio Ugo
Sicilia Queer
Start Factory
Studio legale Lo Piccolo
Teates
Teatro Atlante
Teatro delle Balate
Teatro Patafisico
Teatro Totem
Teatro Valle
Teatri Aperti
Tri Motra
21 Arte Cultura e Società
Vado al minimo
Visionaria
Waines
Letizia_Gullo
2012-04-02T00:00:00
Tag: BPspazi (34), Palermo (9), squilibrio territoriale (53), Sud (7)
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