Pisciare fuori dal vaso. Piccolo promemoria sugli scandali teatrali

In margine alla replica di (untitled) di Tino Sehgal al Festival di Santarcangelo

Pubblicato il 27/07/2015 / di / ateatro n. 155

Periodicamente il teatro, solitamente negletto dai media generalisti, finisce in prima pagina, a causa di qualche vero o presunto scandalo.
Sta accadendo in questi giorni dopo la replica di (untitled) (2000) di Tino Sehgal al Festival di Santarcangelo (il comunicato della direttrice del festival Silvia Bottiroli sulla vicenda).

Notare il riquadretto grigio...

Notare il riquadretto grigio…

La trama di questi scandali in provetta è sempre la stessa.

1. Ingrediente indispensabile è uno spettacolo o un’opera considerati di “avanguardia” (e dunque portatori di un gesto provocatorio, intellettualistico ed élitario per definizione).
2. Un gesto viene isolato dal contesto: questo significa isolarlo dal contesto dello spettacolo in cui è inserito; ma anche dal contesto artistico in cui si inserisce e opera il suo creatore (insomma, è come accusare un chirurgo di tentato omicidio perché affetta il paziente con un bisturi e l’ospedale di associazione a delinquere).
3. L’artista colpevole viene considerato (o descritto) come un giovane irresponsabile: in questo contesto “venerati maestri” pluripremiati in tutto il mondo, vengono ridotti a “esordienti in cerca di facile pubblicità”.
4. Il “fatto” (o fattoide) viene spesso falsificato nei resoconti (che in genere vengono redatti da organi di stampa o pagine “locali”, non dagli esperti “nazionali”), per aumentare la “notiziabilità”: in genere i pedali su cui si opera sono il sesso e la religione; un capitolo a parte merita la difesa dei diritti degli animali (spesso collegata a un altro tabù quello della morte) e in generale la difesa del politicamente corretto.
5. Il “fattoide” scatena una ondata di “panico morale”; commentatori che non hanno assistito all’evento, ma ne hanno solo letto i resoconti sui media, attaccano gli “apprendisti stregoni” (l’artista e chi lo programma).
6. La politica (e la politica culturale) si impossessano del fattoide e lo rilanciano, con obiettivi di breve termine (attaccare l’avversario politico, costringere direttori e amministratori a dimettersi, occupare lo spazio) e di lungo periodo (difendere i valori della civiltà, in nome del buonsenso e del “Non bisogna esagerare”). Si chiede la revoca del sostegno pubblico all’iniziativa.
7. Scatta la inevitabile, necessaria controinformazione di chi difende la libertà d’espressione e l’autonomia dell’arte. La riflessione sull’opera in questione e sul contesto in cui è stata inserita diventa irrilevante di fronte all’obiettivo prioritario di difendere spazi di libertà ed espressione.
8. Gli artisti, i programmatori e gli amministratori che sono finiti nel mirino attraversano un periodi di difficoltà personali e professionali; chi li ha difesi se sente per un quarto d’ora un’anima bella.
9. La polemica si spegne, dopo qualche mese si riparte dal punto 1.

Ovviamente i social networks amplificano, accelerano e distorcono ulteriormente questa dinamica.

Alcuni esempi recenti di pseudo-scandali che hanno interessato il mondo del teatro (ma sono numerosi anche quelli che riguardano il mondo delle arti visive, da Hermann Nitsch a Robert Mapplethorpe, da Serrano a Cattelan):

# L’affaire del cavallo dei Magazzini a Santarcangelo, sul quale c’è una esemplare ricostruzione di Ferdinando Taviani sul Patalogo 9.
# Accidens Matar para comer di Rodrigo García (la lettera di Renzo Martinelli sulla vicenda).
# Sul concetto del volto del figlio di Dio di Romeo Castellucci (l’appello per lo spettacolo a Milano); sulla vicenda, ha raccolto un ampio dossier Massimo Marino per “Culture Teatrali“; la riflessione di Oliviero Ponte di Pino).
# Sangue di Pippo Delbono a Locarno (l’articolo di Oliviero Ponte di Pino su doppiozero).
# il remake della performance di Abramovic-Ulay Impoderabilia da parte di Fanny & Alexander alla discoteca Cocoricò di Riccione.

L’Italia è il paese che ha mandato al rogo Ultimo tango a Parigi, censurato l’Arialda di Testori e perseguitato Pier Paolo Pasolini. Molte di questi pseudo-scandali sono impensabili all’estero.

charlie

Nell’era del massacro di “Charlie Hebdo” e dell’iconoclastia integralista, queste vicende assumono inevitabilmente un colore diverso.




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