#ateatrexit A chi piace la sentenza del TAR? A chi no?

Le dichiarazioni di Franceschini, M5S, Ferrante, Cappellini

Pubblicato il 30/06/2016 / di / ateatro n. 158

Per capire che succede, legge Mimma Gallina, #ateatrexit. Qual è il Piano B?

Dario Franceschini
Ministro del Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, PD
“Se c’è una sentenza del Tar che annulla il decreto, naturalmente noi ci attiveremo al Consiglio di Stato con tutte le cose che si devono fare per chiedere che venga modificata quella sentenza. Nell’immediato abbiamo fatto una riunione stamattina 30 giugno alle 8.30, non ci sono molte possibilità di scegliere: il direttore generale bloccherà i finanziamenti perché il decreto è già annullato da una sentenza esecutiva quindi se non c’è un cambiamento in Consiglio di Stato vengono purtroppo bloccati i finanziamenti, anche quelli in corso di pagamento. Quando ci sono 120 ricorsi si può anche immaginare che se un ricorso viene accolto produce degli effetti, non è che i ricorsi sono delle dichiarazioni di principio. Ma sono fiducioso, perché ci sono ottime ragioni che l’Avvocatura sosterrà in Consiglio di Stato”.

Movimento 5Stelle
Commissione Cultura
“Come volevasi dimostrare: il Tar del Lazio ha bocciato il meccanismo previsto nel decreto ministeriale per la distribuzione dei finanziamenti statali del Fus. Un decreto calato dall’alto, che porta la firma dell’ex direttore generale per lo spettacolo dal vivo Salvatore Nastasi, e che introduce un sistema basato su un algoritmo per stabilire quali associazioni possono beneficiare dei fondi pubblici e quali no, un sistema inconcepibile che di fatto ha portato alla chiusura di numerose realtà culturali, soprattutto quelle più piccole e periferiche, ma innovative. Il M5S da subito ha denunciato con forza il decreto, dando voce alle proteste del mondo della cultura, della danza e del teatro contro l’ennesima riforma ispirata al principio dei grandi numeri, che penalizza e svilisce la qualità, concepita in totale assenza, o meglio spregio, del necessario confronto e coinvolgimento con gli operatori del mondo della cultura”.

Elena Ferrara
Commissione Cultura, PD
“La notizia della sentenza del Tar del Lazio che dichiara illegittimo il sistema di valutazione stabilito dall’art. 5 del decreto ministeriale 1 luglio 2014 che regolamenta l’erogazione dei Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS) riflette le tante perplessità espresse dalle realtà escluse o declassate dal bando in questione nella scorsa estate a programmazione sostanzialmente in gran parte realizzata. Va detto che il Fus 2015 non ha subito tagli, anzi le risorse sono state incrementate, e che alcuni elementi di rinnovamento sono stati accolti positivamente anche dal mondo dello spettacolo dal vivo. Già dalle prime risultanze del nuovo metodo di erogazioni dei fondi, nel luglio 2015, però, appariva evidente una discutibile suddivisione delle risorse pubbliche con forti squilibri territoriali e incongruenze tra realtà simili per non parlare dell’esclusione di realtà che devono essere considerate pilastri della nostra tradizione musicale come festival, bande e cori attivi su tutto il territorio nazionale. Criticità e osservazioni confluite in due interrogazioni che ho immediatamente rivolto al Ministro Franceschini. Il Tar del Lazio ha evidenziato un’abdicazione al compito di una valutazione qualitativa: un’indicazione chiara rispetto alla necessità di entrare nel merito della programmazione culturale di ciascun soggetto per evitare, come è accaduto, che risultino escluse dai finanziamenti realtà riconosciute, stimate e apprezzate dal mondo della cultura come ad esempio il Premio Scenario o il Centro di ricerca Cemat, per ricordarne alcune. La necessità di dare un nuovo impulso alla cultura di qualità impone il superamento di contributi che guardano allo ‘storico’ come criterio spesso abusato a discapito dell’innovazione, ma, sia le tempistiche in cui è intervenuto il provvedimento che l’adozione di algoritmi penalizzanti la qualità dell’offerta culturale hanno creato le condizioni per la chiusura di realtà che da decenni offrivano importanti esperienze di innovazione, promozione e ricerca. Siamo alla vigilia di un importante passaggio con il nuovo codice dello spettacolo. L’ascolto dei portatori di interesse che vede il Ministro impegnato in prima persona con il collegato il cui iter parte dal Senato, sarà un elemento fondamentale, ma non di meno sarà importante individuare funzionari in grado di contribuire al rinnovamento del settore. Il lavoro di sinergia con le commissioni parlamentari competenti potrà dare i risultati sperati”.

Cristina Cappellini
Assessore alle Culture, Identità e Autonomie di Regione Lombardia, Lega Nord (profilo Facebook)
“Quello che ha detto ieri il TAR del Lazio, Regione Lombardia lo va dicendo da quasi tre anni, dall’inizio dell’iter del decreto Franceschini ora smontato nel suo impianto complessivo.
Mi sento di fare tre considerazioni:
1) Ennesima figuraccia del Governo Renzi (e in particolare del suo Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini) che non ha mai voluto sentire ragione quando ai tavoli tecnici e politici la Lombardia (e altre Regioni) sostenevano che il decreto non era adeguato;
2) Anche AGIS nazionale dovrebbe fare a mio parere qualche riflessione e qualche esame di coscienza.
3) Un plauso al Teatro Elfo Puccini che ha deciso di intraprendere la strada del ricorso non solo con motivazioni mosse da spirito di salvaguardia della propria realtà, ma andando direttamente alla radice del decreto e smontandone l’impianto generale. Se tutti i teatri (milanesi, lombardi e non) avessero fatto squadra fin dall’inizio contro l’impianto generale del decreto, anziché pensare ognuno al proprio orticello, com’è avvenuto in linea generale, non avrebbero perso tre anni in rimostranze varie e si sarebbe potuto fare un lavoro comune, più organico e lungimirante.
Comunque sia il TAR del Lazio alla fine ci ha dato ragione e ha suonato la sveglia al Governo con una sonora bocciatura!”




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