Scope al Teatro Garibaldi di Palermo

Santi, Cretini e Bravi: i teatranti siciliani secondo Matteo Bavera

Pubblicato il 30/01/2014 / di / ateatro n. 147

Matteo Bavera, regista, attore e produttore di teatro e cinema, è stato docente presso la Scuola Sperimentale di Cinema e Documentario di Palermo. Dal 1996, ha diretto il Teatro Garibaldi di Palermo, nuovamente riaffidatogli per una nuova programmazione. Di recente, ha creato il Festival Frontiere Liquide Ortigia, tra gli artisti con cui ha lavorato ricordiamo Carmelo Bene, Leo De Berardinis, Carlo Cecchi, Antonio Latella, Georges Lavaudant, Raul Ruiz.

Cosa rappresenta per te la città di Palermo?

È una città che ho sempre amato fisicamente fin da ragazzo quando ci andavamo dalla mia città natale, Sant’agata di Militello in provincia di Messina. Una volta era ricca di mistero,odori gente insondabile nelle proprie occupazioni e nei propri pensieri, ho voluto fortemente tornarci a vivere da Pavia in Lombardia dove mi ero trasferito a sette anni.

E’ dura viverla da siciliano non palermitano o si presentano dei vantaggi per così dire “emozionali”?

Sicuramente ne ho tratto immensi vantaggi emozionali, ora sono più disincantato ne riconosco una violenza quotidiana eccessiva che nei paesi piccoli della Sicilia non c’è, non c’è in Europa almeno con questo estremismo.

Ti riferisci anche all’atteggiamento di istituzioni e artisti immagino, un “estremismo” introiettato anche nelle strade, nei sapori, negli odori e tra la gente comune. Che genere di difficoltà hai incontrato?

La scoperta della violenza mi ha sorpreso improvvisamente nelle parole di un amico scrittore, tutto era eccessivo da lasciarmi senza fiato… la maggior violenza è non accettare i propri limiti artistici, con questi limiti devo farci i conti ogni giorno ed è assai difficile perché tutto è immutabile abile e pochi accettano la necessità di progredire.

Come hanno reagito gli artisti palermitani dovendosi confrontare con la tua presenza a Palermo? C’è una ottusità o meglio diffidenza o sei stato ben accolto?

In tantissimi hanno reagito benissimo, altri hanno reagito male fuori ma bene di nascosto, altri starnazzando.

Dopo l’affidamento recentissimo dello spazio del Garibaldi in cui ritorni ci sono state delle polemiche di alcuni noti artisti palermitani.

Il nuovo è quello che sai e che vedi oggi, conosco il teatro contemporaneo di tutto il mondo per aver vissuto a Parigi e Düsseldorf negli ultimi quattro anni, ero lì per studiare e imparare, capire dove va la nostra arte, non ho mai incontrato i miei detrattori a un grande spettacolo e ne ho visti tanti, l’ultimo ieri sera. Davide Enia ha dichiarato che sono anacronistico, ma io ho programmato gli spettacoli che lui ripete ancora oggi, chi è anacronistico?

Matteo Bavera, Pina Bausch

Matteo Bavera, Pina Bausch

Come pensi che la politica debba agire nel territorio, soprattutto il governo siciliano? Mi riferisco alla politica delle istituzioni non certo a quella di chi si occupa di critica o agli operatori e lavoratori. Potrebbe trattarsi forse di un problema identitario?

La politica tende a non scegliere più cercando un consenso che non può venire se non sai scegliere. La politica culturale della regione è inesistente. L’assessore al bilancio Bianchi, prima di insediarsi aveva scritto un lungo intervento sulla rivista dello Svimez, dichiarando quanto fosse determinante come investimento finanziare la cultura, appena insediato ha distrutto anche il suo pensiero. Ci sono troppe strutture finanziate, troppi soldi che fanno credere a troppi di essere artisti. Ho molti nemici perché dico questo,ma continuerò a dirlo e applicarlo, in questi anni non mi è sfuggito un talento della città, per gli altri pazienza.

E di chi decide di “occupare” cosa pensi? E’ meglio lottare nella legalità o intraprendere scelte forti diversamente?

Le occupazioni dovrebbero indicare delle emergenze, se diventano un’autonomina negano il proprio stesso valore. La questione della legalità appartiene all’attuazione di una concorrenza sleale verso altri Teatri che devono subire il peso delle imposte. L’occupazione del Garibaldi era in un tempo sbagliato e strizzava l’occhio alla politica, non ne è uscita una proposta e sono stati persi mesi importanti per una vera riapertura del Garibaldi, Anche i vandalismi e i furti sono il frutto di una modalità sbagliata che non ha saputo sfidare l’illegalità attorno al teatro, i risultati li stiamo vedendo. Diverso è invece il caso della Fiera del Mediterraneo, quello è un posto abbandonato in via di estinzione, si poteva cominciare prima da lì. Ma troppi sono gli artisti sedicenti in entrambi i casi!

E gli Stati Generali dello Spettacolo? Credi che l’unione di artisti sia produttiva? Cosa si può e si deve fare?

Mi pare importante, ma convivono troppe istanze di teatro d’arte vero e teatro commerciale. Purtroppo tutto viene messo insieme.

Dalla programmazione del tuo nuovo Garibaldi si evince la possibilità di consultare una biblioteca dello spettacolo: di cosa si tratta?

Ci sarà l’intera biblioteca di un uomo di Teatro realizzata in trent’anni, testi di teatro, cinema, danza ma anche tanta letteratura, un nutrimento condiviso! Sarà dedicata a Franco Quadri e conterrà tutta la produzione Ubulibri.

E’ molto generoso da parte tua, inoltre l’attenzione dedicata al grande maestro Franco Scaldati, alla danza di Zappalà, fanno pensare che insieme a grandi drammaturghi e artisti come Abramovich o Latella tu abbia voluto fare riconoscere quali siano le radici dello spettacolo contemporaneo. Non è forse un caso che tu decida di aprire con i messinesi Scimone Sframeli – e speriamo di vedere presto il loro ultimo Giù anche in Sicilia, peraltro – nel ventennale del loro Nunzio?

Contrariamente a quanto si afferma io sono pronto a condividere il Teatro, il successo europeo di Latella o di Spiro Scimone e Francesco Sframeli è nato al Garibaldi. Il loro Nunzio è la volontà e la forza di mantenere in vita un repertorio continuando ad arricchirlo, come dovrebbe avvenire in tutti i teatri, invece gli spettacoli nascono e muoiono troppo presto e troppo spesso, a volte è giusto che muoiano subito a volte no! Di Spiro e Francesco vorrei proporre l’intero repertorio, ci proverò. Le arti visive debbono molto al teatro e il Teatro a loro, vorrei provare a farle incontrare nello spesso palcoscenico, così come la danza e la musica. Con Franco Scaldati ho un rapporto speciale anche ora che non c’è più. La gatta di pezza era un capolavoro assoluto nella sua crudezza e poesia, incantò e fece fuggire mezza platea a Düsseldorf. Alla fine al dibattito acceso e privo di concessioni, si alzò e strinse la mano ad ognuno dei 150 intervenuti! Che dire di più di Lui? Continuerò a lavorare con Lui per Lui (maiuscolo) con Melino Imparato e gli altri suoi compagni. Ora tradurremo Il pozzo dei pazzi in tedesco e in francese e ne vedremo delle letture sceniche con attori e registi di quei paesi così teatrali. Tante sere in Europa a vedere grande Teatro mi sono risuonati nelle orecchie i testi meravigliosi di Franco. Il più grande autore nato a Palermo, il più europeo di tutti, anche se tanti gli anno preferito epigoni superficiali e ignorantissimi.

I siciliani che decidono di fare teatro in terra di Sud sono “santi” o “cretini”?

Quando sono bravi sono solo Bravi!




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