Tragediablog: un teatro politico?

Alexis: i Motus rivistano l'Antigone

Pubblicato il 14/11/2010 / di / ateatro n. 127

Con Alexis. Una tragedia greca il progetto Syrma AntigónesSulle tracce di Antigone”) dei Motus approda a una nuova, appassionante tappa. Come nelle puntate precedenti (i “Contest”) il classico viene fatto conflagrare con la più lacerata contemporaneità, giocando in maniera assai convincente sulla complessità delle stratificazioni: oltre che classico-contemporaneo (e dunque passato-presente), soggettività-oggettività, teatro-video, realtà-finzione, live-registrato, immagine fissa-immagine in movimento, spettacolo-metaspettacolo, chiuso-aperto…

Il lavoro sulla tragedia di Sofocle ha per protagonista Silvia Calderoni, diventata ormai icona del gruppo. Il punto di partenza dello spettacolo, in una modalità di comunicazione che ricorda quella dei social networks, è in soggettiva: la ripresa con una videocamera di una gita in montagna commentata dalla stessa Calderoni. In questa prima sequenza, il richiamo alle capre che s’inerpicano sulle vette rimanda alla nascita della tragedia, il “canto del capro” secondo la discussa etimologia aristotelica.

Il proiettore che trasmette il video è sistemato su un carrellino a rotelle collegato a un computer: mosso a vista dall’’attrice, proietta le sue immagini sulle pareti della scena e della sala, modellando così lo spazio. Nel corso dello spettacolo, verranno proiettati sullo sfondo della scena e sulle pareti della sala per spezzoni immagini e filmati di vario tipo. Molte sequenze sono preregistrate: alla soggettiva dell’’ascensione, segue il diario di un viaggio dei Motus nella capitale greca, che è anche una sorta di inchiesta, per capire che cosa sia davvero successo nelle tragiche notti della rivolta del dicembre 2008, anche attraverso una serie di incontri con intellettuali (Nikos del Centro Libertario Nosotros, Stavros del gruppo musicale Deux ex machina) che riflettono sulle case profonde di una rivolta insieme gioiosa e disperata. L’’esperienza personale cerca così di oggettivarsi, dapprima nel dialogo e nell’’incontro, per poi costruire via via un sapere condiviso. Alexia (Alexandra Sarantopoulou, in scena con Vladimir Aleksic e Benno Steinegger), studentessa e danzatrice, dopo essere comparsa nelle immagini in cui racconta quello che ha fatto nei giorni e nelle notti fatali della rivolta, entra in scena, a dialogare con Silvia-Antigone: sono ricordi personali, ma anche la traduzione dei murales e dei tazebao che si leggono sui muri di Atene.

Accanto ad Antigone, l’’altro protagonista dello spettacolo, quello che ispira il titolo, è Alexis Grigoropoulos, manifestante quindicenne freddato ad Atene da un poliziotto il 6 dicembre 2008, nel quartiere di Exarchia. A saldare l’’accostamento tra l’eroina antica e il ragazzo appassionato di basket e di rock, una frase della madre di Alexis:

“La cosa che mi ha fatto più male, è che i poliziotti, dopo avergli sparato, se ne sono andati”.

In uno spettacolo-riflessione che si apre interrogandosi sulla necessità e sulla possibilità di riportare sulle scene il testo di Sofocle, ecco il corto circuito tra attualità e tragedia: un cadavere insepolto e una donna che pretende verità e giustizia (in Italia a chiedere verità e giustizia con forza e tenacia sono state in questi anni le madri di Carlo Giuliani e Federico Aldrovandi, e la sorella di Stefano Cucchi…).

Lo spazio scenico diventa allo stesso tempo la strada di Exarchia dove cade il corpo di Alexis e la piana davanti a Tebe dove Antigone rende pietà al cadavere del fratello.

Accanto alle immagini preregistrate (compresi alcuni spezzoni dei telegiornali dell’epoca) vengono proiettati alcuni “fermo immagine” scattati durante la rappresentazione, a cogliere alcuni momenti chiave: e un ambiguo fermo immagine fissato dalla fotocamera del pc sarà anche la visione conclusiva dello spettacolo.
Con questo mix di materiali multimediali di origine disparata, Alexis si configura come una sorta di blog teatrale, costruito per frammenti creati dal blogger e inserti “copia e incolla”. Tanto è vero che a un certo punto dello spettacolo, alcuni spettatori hanno la possibilità di passare dalla modalità “Mi piace” a quella “Condividi”: un attore compie un gesto – il gesto della rivolta – che ripete in sequenza più volte; gli si associano gli altri attori, ma poi anche gli spettatori vengono invitati a unirsi alla danza, diventando così una sorta di coro danzato.

Enrico Casagrande e Daniela Niccolò costruiscono con Alexis una riflessione sulla possibilità di fare politica oggi, e si fare dell’’arte politica: insomma, teatro politico nel senso migliore del termine.
Politico è ovviamente lo spunto d’attualità: la crisi economica e le sue conseguenze, la violenza del potere, il disagio e la ribellione giovanili, i meccanismi dell’informazione; e la crisi “dea(d)mocracy”, la “demo(rta)cazia”. Politica è la lettura della tragedia di Sofocle da parte dei Motus: lo scontro tra l’arrogante violenza del potere e i diritti del cittadino, tra le menzogne della ragion di stato e la sete di verità delle vittime innocenti. Ma politica è anche la scelta di cercare un linguaggio – un intreccio di linguaggi – in grado di mettere in corto circuito questi elementi con le moderne tecnologie della comunicazione e dell’espressione, per un loro uso non conformista. Ed è politico, dai tempi di Antigone a oggi, il “peso” che si dà al corpo – al corpo vivo di un ragazzo ribelle e al suo cadavere – in rapporto alle parole che lo descrivono e alle immagini che lo ritraggono. Oggi più che mai.

Foto di Valentina Bianchi.

Oliviero_Ponte_di_Pino

2010-11-14T00:00:00




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